Botte e minacce dopo i prestiti cinque arresti, 8 denunciati
Somme di denaro concesse a persone in difficoltà: chiesti 500 euro a settimana solo d’interessi Sequestrati 23 auto, una villa a Castel Frentano, bar e terreno a Lanciano, due case a San Vito
LANCIANO. Si offrivano di prestare piccole somme a commercianti e privati in difficoltà. Quando questi, però, non riuscivano a restituire il denaro scattavano botte e minacce. Con l’accusa di usura ed estorsione aggravata sono state arrestate cinque persone, per lo più originarie della Campania ma residenti stabilmente nel Frentano. Sei le vittime accertate finora, ma potrebbero essere di più. Altre otto persone sono state denunciate a piede libero, sequestrati beni e immobili per un valore di un milione e mezzo di euro.
Gli arresti. All’alba di ieri è scattata l’operazione di Procura e carabinieri, volta a stroncare un fiorente giro di strozzinaggio e denominata “Wild horse” (cavallo selvaggio), dalla passione per i cavalli di alcuni degli indagati. I militari hanno eseguito le istanze di custodia cautelare, emesse dal Gip Massimo Canosa, per i fratelli Gennaro e Ferdinando Malvone, rispettivamente di 43 e 47 anni, originari di Torre Annunziata (Napoli), Roberto Spinelli, 45, di Lanciano, e per i fratelli Rocco e Antonio Buccini, di 29 e 26 anni, nati a Santa Maria Capua Vetere (Caserta). I primi quattro sono in carcere, il quinto agli arresti domiciliari. Tutti hanno precedenti. Nell’operazione, che ha interessato i comuni di Lanciano, Castel Frentano, Frisa e San Vito, sono stati impiegati 60 militari e le unità cinofile. Tredici le perquisizioni domiciliari che hanno permesso di recuperare documentazione che comprova l’attività illecita.
Il sistema. A finire nella rete degli strozzini sono titolari di attività commerciali e privati cittadini in gravi difficoltà economiche. Si rivolgono ai cinque, in genere presentati da terzi, per chiedere prestiti di piccole entità. «All’inizio si mostrano come benefattori», spiega il sostituto procuratore Rosaria Vecchi, che ha coordinato le indagini partite nel giugno 2012, «elargiscono somme in contanti con grande facilità. E nei primi incontri non chiedono interessi oppure a tassi molto bassi. Quando, però, la vittima non riesce a restituire le somme scattano interessi anche molto elevati: da mille-2 mila euro iniziali nel giro di pochi mesi si passava a 89-90-100mila euro». Gli arrestati adottano il sistema della rata settimanale. «Si aggirava intorno ai 500 euro, ma copriva solo l’interesse. La somma da restituire restava invariata», sottolinea la Vecchi, «usavano le vittime come bancomat personali. La riscossione delle somme avveniva anche in maniera, violenta: per farsi restituire i soldi le vittime subivano minacce continue e percosse». Sono un paio gli episodi più gravi, in particolare ai danni di un commerciante di San Vito, malmenato dopo minacce reiterate a lui e ai familiari. Le denunce delle vittime inquadrano gli episodi tra gennaio 2009 e novembre 2012. Nell’operazione sono stati utilizzati anche cani antidroga poiché a qualcuno è contestato anche il reato di cessione di stupefacente, ad altri anche rapina.
I sequestri. La Procura ha inoltre chiesto e ottenuto dal Gip, il sequestro preventivo di beni e immobili, come prevede la normativa quando gli indagati non riescano a dimostrarne la provenienza lecita. I sequestri hanno riguardato: 23 autovetture di vario valore, una villa a Castel Frentano, un immobile a Torre Annunziata, un bar in via Martiri VI Ottobre a Lanciano, un terreno con costruzione a Lanciano, due appartamenti a San Vito e un conto corrente della Cassa di risparmio di Parma e Piacenza.
Usura e crisi. «Il fenomeno dell’usura nel nostro territorio ha avuto picchi esponenziali per via della crisi economica», sottolinea Rosaria Vecchi, «le attività commerciali non riescono a trovare un agevole accesso al credito ufficiale e sono costrette a ricorrere a prestiti a strozzo per fronteggiare spese e pagamenti». «Un’attività di indagine complessa ma doverosa nei confronti delle vittime», dice il capitano dei carabinieri, Massimo Capobianco, «l’invito ai cittadini è di denunciare questi fenomeni».
Stefania Sorge
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