Burocrazia lenta, denuncia alla Finanza
Un imprenditore agricolo accusa la Copagri che annuncia una controquerela
VASTO. E’ in attesa da tre mesi di un finanziamento per la conduzione di una azienda agricola alla periferia di Vasto e si rivolge alla guardia di finanza chiedendo aiuto. Senza il prestito non può far fronte agli impegni presi ed è costretto a vivere in una baracca di pochi metri quadri. Per Angelo Carboni, 41 anni, di Carbonia, la causa dello stato di disagio è la Copagri e le promesse non mantenute. Il presidente dell’associazione, Camillo D’Amico rigetta le accuse e annuncia una controquerela.
Rabbia, disperazione, la paura di perdere il frutto di tanti sacrifici, ma anche l’impossibilità di andare avanti. C’è tutto questo nella vicenda di Angelo Carboni, 41 anni, imprenditore agricolo di Carbonia. L’uomo ha lasciato la sua terra qualche mese fa convinto che in Abruzzo avrebbe realizzato il suo sogno: avviare un’azienda agricola e faunistica. «Non appena sono arrivato nel Vastese Camillo D’Amico della Copagri mi ha fatto iscrivere alla cooperativa assicurando un finanziamento in tempi brevi di 8mila euro», racconta nella denuncia presentata alle Fiamme Gialle, Carboni. «Ho presentato la domanda per il finanziamento. Sono passati tre mesi, ma ho ricevuto solo rassicurazioni telefoniche.
Io ho fatto degli investimenti, ma, a causa della mancata concessione del prestito, oggi mi trovo in condizione di non poter più far fronte agli impegni presi. La responsabilità della mia situazione è di chi mi ha fatto tante promesse facendomi illudere», è l’amaro sfogo dell’imprenditore. Da diverse settimane l’uomo vive con la moglie in una baracca di pochi metri quadri in contrada San Lorenzo. Una costruzione all’interno di un appezzamento di terreno di circa due ettari. Accanto c’è l’allevamento di volatili, l’incubatrice e le attrezzature che ha acquistato per la conduzione dell’attività. «Non ce la faccio più», ripete disperato l’imprenditore. «Voglio tornare a casa mia, ma prima voglio giustizia», dice. Immediata la replica del responsabile della cooperativa.
«Non è certo colpa mia, nè della Copagri, se il signor Carboni si trova in queste condizioni», afferma adirato Camillo D’Amico. Essere tirato in ballo in questa vicenda non gli piace affatto. Ancora meno essere accusato. D’Amico preannuncia querele: «Insieme alla presidente dell’Agricolfidi Marianna Scarinci ho presentato personalmente e sollecitato ad un istituto bancario la domanda di finanziamento per il signor Carboni. Se la banca non ha ancora fornito delle risposte io non posso farci nulla: io faccio il sindacalista, non il finanziatore. Ho curato la pratica che ora è all’attenzione della banca. Ognuno fa il proprio mestiere. Non è certo con me che Carboni deve prendersela. Io ho fatto il possibile per aiutarlo e questo è il ringraziamento».
Rabbia, disperazione, la paura di perdere il frutto di tanti sacrifici, ma anche l’impossibilità di andare avanti. C’è tutto questo nella vicenda di Angelo Carboni, 41 anni, imprenditore agricolo di Carbonia. L’uomo ha lasciato la sua terra qualche mese fa convinto che in Abruzzo avrebbe realizzato il suo sogno: avviare un’azienda agricola e faunistica. «Non appena sono arrivato nel Vastese Camillo D’Amico della Copagri mi ha fatto iscrivere alla cooperativa assicurando un finanziamento in tempi brevi di 8mila euro», racconta nella denuncia presentata alle Fiamme Gialle, Carboni. «Ho presentato la domanda per il finanziamento. Sono passati tre mesi, ma ho ricevuto solo rassicurazioni telefoniche.
Io ho fatto degli investimenti, ma, a causa della mancata concessione del prestito, oggi mi trovo in condizione di non poter più far fronte agli impegni presi. La responsabilità della mia situazione è di chi mi ha fatto tante promesse facendomi illudere», è l’amaro sfogo dell’imprenditore. Da diverse settimane l’uomo vive con la moglie in una baracca di pochi metri quadri in contrada San Lorenzo. Una costruzione all’interno di un appezzamento di terreno di circa due ettari. Accanto c’è l’allevamento di volatili, l’incubatrice e le attrezzature che ha acquistato per la conduzione dell’attività. «Non ce la faccio più», ripete disperato l’imprenditore. «Voglio tornare a casa mia, ma prima voglio giustizia», dice. Immediata la replica del responsabile della cooperativa.
«Non è certo colpa mia, nè della Copagri, se il signor Carboni si trova in queste condizioni», afferma adirato Camillo D’Amico. Essere tirato in ballo in questa vicenda non gli piace affatto. Ancora meno essere accusato. D’Amico preannuncia querele: «Insieme alla presidente dell’Agricolfidi Marianna Scarinci ho presentato personalmente e sollecitato ad un istituto bancario la domanda di finanziamento per il signor Carboni. Se la banca non ha ancora fornito delle risposte io non posso farci nulla: io faccio il sindacalista, non il finanziatore. Ho curato la pratica che ora è all’attenzione della banca. Ognuno fa il proprio mestiere. Non è certo con me che Carboni deve prendersela. Io ho fatto il possibile per aiutarlo e questo è il ringraziamento».
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