San salvo
Buttafuori ucciso condanne in appello a 3 anni e 6 mesi
SAN SALVO. In primo grado furono assolti per non aver commesso il fatto. Qualche settimana fa Alberto Zimarino, 36 anni, e Marco Fabrizio, 43, entrambi di San Salvo, sono stati condannati dalla...
SAN SALVO. In primo grado furono assolti per non aver commesso il fatto. Qualche settimana fa Alberto Zimarino, 36 anni, e Marco Fabrizio, 43, entrambi di San Salvo, sono stati condannati dalla Corte d’assise d’appello dell’Aquila a 3 anni e 6 mesi di reclusione per rissa aggravata dall’omicidio di Cosimo Cava. Il procuratore generale, Romolo Como, aveva chiesto 18 anni di reclusione.
Cava morì 5 anni fa alla fine di una cena fra amici a Piana Sant’Angelo. Zimarino e Fabrizio, rispettivamente proprietario del casolare dove si svolse il conviviale e uno degli invitati furono accusati di rissa e omicidio volontario aggravato. Il 14 novembre 2010 la Corte d’assise di Lanciano, sentite le richieste del pubblico ministero, Francesco Prete, assolse entrambi gli imputati con formula piena accogliendo la tesi dei difensori, Antonino e Giovanni Cerella per Alberto Zimarino, Nicola Artese ed Emanuela De Nicolis per Marco Fabrizio. Le parti civili, gli avvocati Orazio Vesco e Carlo Paone, in rappresentanza della moglie e di uno dei figili della vittima, decisero di presentare ricorso in appello. Il 26 ottobre 2011 iniziò il processo davanti ai giudici della corte d’assise aquilana.
Sono state necessarie 6 udienze, quattro solo per ascoltare decine di testimoni, per riuscire a ricostruire la tragica sequenza mortale. La procura aquilana ha chiesto anche l’aggiunta di nuovi testi per ripercorrere il più fedelmente possibile le ultime ore di vita di Cosimo Cava la sera del 27 gennaio 2007.
Quella sera al termine di un allegro banchetto qualcosa scatenò un alterco fra la vittima e altri commensali. Colpito al volto in modo violento con calci e pugni, il buttafuori morì per emorragia provocata dalla rottura del setto nasale. Pur non essendo emerse prove certe sulla colpevolezza dei due indagati, la procura generale della Corte aquilana ha chiesto una condanna pesantissima: 18 anni di reclusione.
Non è stato semplice per la difesa confutare il castello accusatorio della pubblica accusa supportato da alcune testimonianza. Dopo una lunga camera di consiglio i giudici hanno emesso la sentenza di colpevolezza a carico di entrambi gli indagati per rissa aggravata dall’omicidio, riducendo tuttavia la pena a 3 anni e 6 mesi.
La sentenza emessa qualche settimana fa è trapelata soltanto ieri in paese provocando come prevedibile reazioni e commenti. Come spesso accade in questi casi, l’omicidio di Cosimo Cava divide da anni il paese in colpevolisti e innocentisti. «Non sono stati Zimarino e Fabrizio a uccidere il povero Cosimo Cava», ripete l’avvocato Giovanni Cerella. Il legale ha deciso di presentare ricorso in Cassazione per il suo assistito. Lo stesso faranno gli avvocati Nicola Artese ed Emanuela De Nicolis. I familiari di Cava da parte loro chiedono giustizia. (p.c.)
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