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Calo di laureati alla D'Annunzio: crollo di oltre il 27 per cento
Indagini Udu. Il rettore Di Ilio: "Dati da verificare ma la flessione c’è e le nuove regole ministeriali penalizzano le iscrizioni"
CHIETI. Il calo è generalizzato in tutta Italia e investe anche l’università “Gabriele d’Annunzio”. Scende il numero degli iscritti, degli immatricolati e si assottiglia anche quello dei laureati. I dati arrivano dall’Udu, l’Unione degli studenti universitari, sindacato studentesco, che ha condotto uno studio su tutti gli atenei italiani. Per quanto riguarda quello teatino-pescarese nell’anno accademico 2013-2014 si registravano 28.732 iscritti, in quello successivo 2014-2015 se ne contano, invece, 27.167, ovvero 1.565 in meno, in percentuale – 5,45%. Sul fronte delle nuove matricole, invece, si calcola un – 6,30%, vale a dire che il numero delle immatricolazioni è sceso di 265 unità. Non solo, ancora più vistoso risulta il calo dei laureati: nell’anno accademico 2012-2013 tra Chieti e Pescara avevano ottenuto l’agognato “pezzo di carta” 5.365 studenti, nel successivo 2013-2014 soltanto 3.876 studenti, vale a dire 1.489 in meno, in percentuale - 27,75%.
IL CALO STUDENTI. I segni meno destano allarme, ma, secondo il rettore dell’ateneo dannunziano, Carmine Di Ilio, «è strano che non facciano riflettere anche a livello ministeriale». Il rettore punta il dito contro le nuove regole del sistema universitario che non agevolerebbero il cammino degli atenei. Di Ilio dice di non aver ancora potuto visionare i dati ufficiali sull’andamento della sua università, ma di essere comunque a conoscenza di un trend in flessione che negli ultimi 5 anni ha portato il 30% in meno di studenti nelle aule universitarie, una flessione di cui anche Roma dovrebbe tener conto. Una buona quota della diminuzione degli studenti è, però, fisiologica e naturale, visto che, spiega il rettore, «sono oggettivamente diminuiti i diciottenni». C’è poi anche il fattore crisi economica che sicuramente incide. Ma ci sono anche le nuove norme volute dal Miur, il Ministero dell’università e della ricerca. La riforma è entrata a regime solo di recente: il rettore si riferisce, in particolare, all’introduzione del rapporto tra numero di docenti e studenti, per cui la domanda di iscrizione non è più libera ma varia in base ai docenti disponibili. «E visto che c’è pure il blocco del turn over«, dice Di Ilio, «e che dunque non si possono fare nuove assunzioni, questo fa sì che si introduca una sorta di numero chiuso anche nelle facoltà dove di fatto non c’è».
Insomma, si sarebbe generato, secondo il rettore, un sistema stile «gatto che si morde la coda», perché non si può più procedere a una immatricolazione libera come in passato. L’esempio che fa il Di Ilio è quello della facoltà di Psicologia: «Con le regole antecedenti», spiega, «avevamo immatricolato 1.200 studenti, mentre con le nuove norme quest’anno siamo stati costretti a dire no a circa 500 ragazzi che avrebbero voluto studiare da noi».
IL CALO DEI LAUREATI. Quello che, invece, il rettore non si spiega è una cifra così grossa per il calo dei laureati. I nuovi standard statali, infatti, premiano proprio quelle università che riescono ad aver il minor numero dei fuori corso e anche la “d’Annunzio” ha messo iN campo meccanismi di premialità (soprattutto a livello di pagamento delle tasse universitarie) che favoriscono gli studenti in corso. «L’unico fattore che può aver inciso sul decremento del numero dei laureati», commenta il rettore, «è che negli anni passati abbiamo effettuato molte riconversioni creditizie, fenomeno ormai terminato».
Arianna Iannotti
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