Cane da caccia sbranato dai lupi
San Salvo. L’aggressione al confine col Molise: l’animale aveva fiutato un cinghiale
SAN SALVO . Drammatica battuta di caccia sabato mattina al confine fra Abruzzo e Molise. Un cane da caccia di 6 anni è stato sbranato da un branco di lupi. È successo verso le 11,30. L'animale si era allontanato dal padrone avendo fiutato la presenza di un cinghiale. Non vedendolo tornare il padrone e gli amici che erano con lui hanno seguito i segnali che arrivavano dal collare. Poco dopo, varcato il confine con il Molise, hanno fatto la scoperta: il cane era stato ucciso e il suo corpo dilaniato. «È stato traumatico», racconta Angelo Angelucci, ristoratore sansalvese e sindacalista, presente alla scena. «È successo tutto in venti minuti. Per il mio amico è stato straziante ritrovare il suo cane in quelle condizioni. La zona è comunque piena di lupi. Qualche giorno fa io stesso mentre ero con il mio cane mi sono trovato davanti un lupo». La carcassa del cane sbranato è stata rimossa e seppellita. «Il fenomeno andrebbe monitorato», esorta Angelucci.
In tanti a San Salvo chiedono la stessa cosa anche alle autorità molisane. Più di un testimone assicura di avere visto branchi di lupi spingersi fino al cimitero di San Salvo, nella zona di confine con Vasto. Sulla vicenda interviene anche Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo che da tempo esorta le autorità preposte a trovare soluzioni per evitare il moltiplicarsi dei lupi a ridosso dei centri abitati.
«Resto del parere che portare i lupi nei territori per combattere i cinghiali sia stato un errore», afferma Rossi. «Non è così che si rinaturalizza un territorio. E comunque non è possibile permettere ai lupi di muoversi sulla riviera e nei centri abitati come se fossero animali domestici. Il lupo se ha fame attacca, ènella sua natura. Nessuno vuole fare del male ai lupi ma non è giusto che a rimetterci siano gli animali domestici», insiste Rossi. (p.c.)
In tanti a San Salvo chiedono la stessa cosa anche alle autorità molisane. Più di un testimone assicura di avere visto branchi di lupi spingersi fino al cimitero di San Salvo, nella zona di confine con Vasto. Sulla vicenda interviene anche Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo che da tempo esorta le autorità preposte a trovare soluzioni per evitare il moltiplicarsi dei lupi a ridosso dei centri abitati.
«Resto del parere che portare i lupi nei territori per combattere i cinghiali sia stato un errore», afferma Rossi. «Non è così che si rinaturalizza un territorio. E comunque non è possibile permettere ai lupi di muoversi sulla riviera e nei centri abitati come se fossero animali domestici. Il lupo se ha fame attacca, ènella sua natura. Nessuno vuole fare del male ai lupi ma non è giusto che a rimetterci siano gli animali domestici», insiste Rossi. (p.c.)