Caporossi chiede i danni
Trasloco del Renzetti, Idv vuole le dimissioni di Paolini.
LANCIANO. Il risarcimento dei danni morali e materiali, l’annullamento della nomina del commissario: sono i due punti intorno ai quali ruota il ricorso presentato al Tar dell’Aquila dagli ex manager della Asl Lanciano-Vasto; Michele Caporossi, Alfredo Cordoni e Antonello Maraldo. Il ricorso è stato depositato mentre monta la polemica politica sulla delocalizzazione dell’ospedale Renzetti approvata dalla maggioranza (Pdl). L’Idv arriva a chiedere le dimissioni del sindaco e della giunta. Gli ex manager sono stati di parola: avevano annunciato nel giorno dell’addio, il 30 settembre, che avrebbero presentato il ricorso contro la giunta regionale per il loro «ingiusto licenziamento» e lunedì l’ex direttore generale della Asl Michele Caporossi, l’ex direttore sanitario Alfredo Cordoni e quello amministrativo Antonello Maraldo, attraverso l’avvocato Rosella Ferrara del foro di Chieti, hano depositato il ricorso al Tar dell’Aquila. Chiedono di annullare i provvedimenti di revoca e nomina del commissario e di condannare la Regione al risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale, biologico e all’immagine subito a causa dei provvedimenti ritenuti illegittimi presi attraverso l’attuazione dello spoil system.
«Si tratta di un sistema vietato dalla Costituzione», aggiungono. La richiesta, non ancora quantificabile, punta soprattutto sull’incostituzionalità e l’illegittimità dell’atto della giunta regionale che la “triade” frentana giudica come un “abuso di potere”. «Siamo stati rimandati a casa 14 mesi prima della scadenza del contratto», rimarca Caporossi, «con un atto legislativo violento, che aveva quale unico obiettivo quello di rimuovere i dirigenti». «In base al contratto», aveva ricordato Maraldo il 30 settembre, «potevano mandarci via solo se non avessimo rispettato gli obiettivi, se ci fosse stata una gestione illegale, un bilancio in rosso, invece, il bilancio è in equilibrio e addirittura in positivo di 4 milioni di euro per il 2009 e il commissario Gino Redigolo ha persino approvato il piano industriale».
La battaglia a suon di ricorsi e carte bollate, è appena iniziata. In città, intanto, monta la polemica sul documento politico votato dal consiglio comunale (Pdl, ex An e Udc) che non critica la decisione della Regione sull’accorpamento della Asl Lanciano-Vasto con quella di Chieti e apre alla possibilità di spostare l’ospedale. «Aprire le porte allo spostamento dell’ospedale significa rinunciare a un’azione politica nei confronti dell’assessore Venturoni e della giunta di centrodestra», dichiara il segretario Pd, Leo Marongiu. Preoccupati i sindacati dei lavoratori sanitari. «La soppressione della sede legale della Asl creerà problemi al personale», rimarca Emilio Meo del sindacato di base, «inoltre le risorse che prima si gestivano qui, in futuro saranno gestite da Chieti che non favorirà i territori del Frentano e del Vastese».
«E’ grave la mancata difesa della Asl da parte del consiglio comunale», sostiene Pino Valente, presidente dell’associazione Frentania Provincia, «per l’ospedale non ci sono alternative valide all’attuale localizzazione». «Era pretestuoso rivendicare l’ospedale in quell’area, nonché discriminante verso il comprensorio», precisa dalla maggioranza il capogruppo ex An, Vincenzo Cotellessa, «l’area del nuovo ospedale è ancora da individuare e, senza soldi in bilancio, è prematuro». Idv comunque non ci sta e chiede le dimissioni del sindaco Filippo Paolini (Pdl) e della giunta. «Questa amministrazione non può andare avanti», sostiene il coordinatore Emilia Paolini, «dal mea culpa sul caso Euro Immobiliare al progetto di smantellare l’ospedale, è ora che Paolini e la sua giunta vadano a casa».
«Si tratta di un sistema vietato dalla Costituzione», aggiungono. La richiesta, non ancora quantificabile, punta soprattutto sull’incostituzionalità e l’illegittimità dell’atto della giunta regionale che la “triade” frentana giudica come un “abuso di potere”. «Siamo stati rimandati a casa 14 mesi prima della scadenza del contratto», rimarca Caporossi, «con un atto legislativo violento, che aveva quale unico obiettivo quello di rimuovere i dirigenti». «In base al contratto», aveva ricordato Maraldo il 30 settembre, «potevano mandarci via solo se non avessimo rispettato gli obiettivi, se ci fosse stata una gestione illegale, un bilancio in rosso, invece, il bilancio è in equilibrio e addirittura in positivo di 4 milioni di euro per il 2009 e il commissario Gino Redigolo ha persino approvato il piano industriale».
La battaglia a suon di ricorsi e carte bollate, è appena iniziata. In città, intanto, monta la polemica sul documento politico votato dal consiglio comunale (Pdl, ex An e Udc) che non critica la decisione della Regione sull’accorpamento della Asl Lanciano-Vasto con quella di Chieti e apre alla possibilità di spostare l’ospedale. «Aprire le porte allo spostamento dell’ospedale significa rinunciare a un’azione politica nei confronti dell’assessore Venturoni e della giunta di centrodestra», dichiara il segretario Pd, Leo Marongiu. Preoccupati i sindacati dei lavoratori sanitari. «La soppressione della sede legale della Asl creerà problemi al personale», rimarca Emilio Meo del sindacato di base, «inoltre le risorse che prima si gestivano qui, in futuro saranno gestite da Chieti che non favorirà i territori del Frentano e del Vastese».
«E’ grave la mancata difesa della Asl da parte del consiglio comunale», sostiene Pino Valente, presidente dell’associazione Frentania Provincia, «per l’ospedale non ci sono alternative valide all’attuale localizzazione». «Era pretestuoso rivendicare l’ospedale in quell’area, nonché discriminante verso il comprensorio», precisa dalla maggioranza il capogruppo ex An, Vincenzo Cotellessa, «l’area del nuovo ospedale è ancora da individuare e, senza soldi in bilancio, è prematuro». Idv comunque non ci sta e chiede le dimissioni del sindaco Filippo Paolini (Pdl) e della giunta. «Questa amministrazione non può andare avanti», sostiene il coordinatore Emilia Paolini, «dal mea culpa sul caso Euro Immobiliare al progetto di smantellare l’ospedale, è ora che Paolini e la sua giunta vadano a casa».