San Salvo
Chiesto il concorso di colpa per l’omicidio Paganelli
VASTO. Il concorso di colpa nell’omicidio Paganelli. È quanto intendono chiedere Fiorenzo Cieri e Clementina De Virgiliis, difensori di Vito Pagano, il giovane di San Salvo accusato di avere ucciso...
VASTO. Il concorso di colpa nell’omicidio Paganelli. È quanto intendono chiedere Fiorenzo Cieri e Clementina De Virgiliis, difensori di Vito Pagano, il giovane di San Salvo accusato di avere ucciso il 14 agosto scorso Albina Paganelli.
Secondo i legali il presunto assassino potrebbe aver colpito la Paganelli sotto l’effetto di una dose di droga tagliata con sostanze chimiche che alterarono le funzioni mentali del ragazzo.
«Chi spaccia questo tipo di sostanze è colpevole quanto chi agisce sotto l’effetto della droga»,è l'opinione di Cieri. Un pool di periti è al lavoro da sabato scorso per verificare se la difesa di Pagano ha ragione o meno. La risposta sarà fornita a gennaio.
Bisognerà aspettare invece l’11 febbraio per appurare i risultati della perizia psichiatrica che comincerà il 4 dicembre su Marco Del Vecchio, 37 anni, accusato di avere ucciso i genitori, Emidio Del Vecchio e Adele Tumini con cento coltellate. L’uomo avrebbe colpito il padre con 38 fendenti e massacrato la madre con 73 coltellate. Una furia incontrollata che racconta l’efferatezza del delitto.
Ieri mattina, nell’aula del Gip Stefania Izzi è stato conferito l’incarico allo psichiatra Ferruccio Canfora, consulente della procura. Lo psichiatra ha chiesto 60 giorni per rendere noti i risultati.
Osvaldo e Nicoletta Del Vecchio, i fratelli dell’indagato nonchè figli delle due vittime, hanno chiesto la consulenza della criminologa Roberta Bruzzone. «Io mi sono riservato di fornire nei prossimi giorni il nome del consulente che rappresenterà il mio assistito», fa sapere l’avvocato Raffaele Giacomucci, difensore dell’indagato.
L’udienza si è svolta senza l’accusato. Marco Del Vecchio non ha voluto essere presente in aula. «Ha preferito restare in carcere. Dal giorno del duplice omicidio si è chiuso in se stesso. Non parla con nessuno», dice l’avvocato difensore. Il giovane non ha più manifestato ansia e turbamento ma per motivi di sicurezza continuerà ad essere sorvegliato costantemente. (p.c.)
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