la città che non va
Chieti, dimenticato l’asilo devastato dal rogo
Siamo tornati nella scuola della Civitella distrutta dai vandali: dopo due mesi non è cambiato nulla, è tutto a pezzi
CHIETI. L’epitaffio è questo: 8 marzo 2015 - 3 maggio 2015, qui giace la memoria corta del Comune di Chieti. Siamo tornati nell’asilo devastato dal rogo cinquantasette giorni fa. Non è cambiato nulla. Hanno dimenticato la scuola di via Ravizza presa d’assalto dai vandali. E’ totalmente abbandonata a se stessa. Chiusa e lasciata morire. La struttura pubblica diventata il simbolo dei nuovi Attila poteva essere una risposta della città a chi l’ha ferita. Bastava ripulire quelle stanze date alle fiamme, togliere banchi e sedie arsi dal fuoco, spalancare le porte ai teatini che cercano un luogo d’aggregazione, come l’Unitre che l’aveva chiesta oppure la scuola confinante, il Gonzaga, che ha bisogno vitale di spazi, per dare un segnale forte ai balordi che l’hanno devastata con lo stesso spirito distruttivo dei black bloc di Milano. Invece la memoria è cortissima anche se, in campagna elettorale, i politici stanno promettendo la luna.
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La rinfreschiamo oggi la memoria corta con la cronaca, nuda e cruda, di quell’8 marzo: «Entrando nella scuola di due piani, ristrutturata quattro anni fa, tra la Civitella e l’istituto Magistrale, si viene avvolti da un odore acre che brucia il respiro. Il corridoio, sia a destra sia a sinistra, è nero di fuliggine. In fondo a destra si apre la prima stanza. Tutto è immerso nel buio, ma il flash della macchinetta illumina una scena infernale. Di quella classe resta solo cenere. Lo stesso è accaduto nell’aula di fronte, mentre i bagni sono letteralmente invasi dalla polvere bianca degli estintori che i vandali hanno scaricato prima di dare fuoco all’asilo del Comprensivo 1 diretto da Serafina D’Angelo. Sempre a pian terreno ci sono la mensa nera come la pece e, accanto, la cucina distrutta. Se si sale al primo piano, compaiono scritte inquietanti sui muri, accanto a decine di oggetti, proiettori, macchinette fotografiche, strumenti musicale, colori e disegni, fatti a pezzi. Quelle scritte simboleggiano il diavolo: stelle a cinque punte, con il numero 6 ripetuto tre volte. Ma si legge anche la parola “stupro”. Sono entrati dal terrazzo, i vandali, hanno devastato la scuola che, fino a settembre, ha accolto per quattro anni i bambini della Cesarii, quindi è stata chiusa ma utilizzata come deposito. Hanno bivaccato nella aule bevendo birra di sottomarca, spaccando le bottiglie ed i vetri delle finestre. Infine hanno scaricato gli estintori e appiccato il fuoco per fare sparire ogni traccia». Delle indagini della polizia non si è saputo più nulla. Quel manipolo di vandali ha raggiunto lo scopo: ha cancellato la scuola della Civitella insieme alla memoria di chi ci amministra.