la polemica
Chieti, emergenza immigrati: Di Primio scrive al prefetto
Il sindaco preoccupato per la "serenità" dei cittadini. Il presidente degli Istituti Riuniti Recubini: faccio l’amministratore e devo pensare a 120 ospiti. E dalla prefettura smentiscono che mercoledì dovessero arrivare 20 profughi
CHIETI. Con una lettera inviata al prefetto Rocco de Marinis, il sindaco di Chieti Umberto Di Primio si scusa per l'occupazione dei Cappuccini di mercoledì scorso, annuncia di non voler fare il capro espiatorio a responsabilità di livelli istituzionali superiori e chiede al rappresentate dello Stato sul territorio di farsi garante dell'opera delle Forze di Polizia per "restituire ai cittadini la necessaria serenità". Se emergenza non c'era, insomma, emergenza immigrati dev'esserci comunque secondo il primo cittadino di Chieti. In realtà dicono dalla prefettura che mercoledì non c’era nessuna emergenza profughi. Gli uffici del governo nella prospettiva degli sbarchi in Sicilia avevano solo chiesto al presidente degli Istituti Riuniti Dario Recubini se fosse ancora valida la disponibilità delle ex Case di riposo ad ospitare eventualmente una ventina di stranieri. Alla luce di questo sembra essere più che plausibile la critica del candidato sindaco del Pd Luigi Febo che a ridosso del picchetto del sindaco Di Primio, organizzato con alcuni esponenti di Casa Pound, candidati della sua lista e personale delle ex Case di riposo per impedire l’ingresso ai profughi fosse una messa in scena per alimentare paura e allarmismo a soli fini elettorali. Invece è davvero fuori di sé il presidente Recubini che non ha proprio gradito questa protesta.
«Gli Istituti Riuniti hanno un debito strutturale di 2 milioni e perdono 487 mila euro l’anno», dice, «in più proprio il Comune ci deve dare 250 mila euro e qualche settimana fa ce ne ha versati 10mila. Ridicolo. Io faccio l’amministratore di una struttura pubblica e mi devo occupare dei 120 ospiti e degli stipendi per il personale che non posso pagare. La Asl non mi dà contributi perché la struttura non è adeguata a ospitare, chi mi deve pagare non mi paga. Questa sceneggiata non mi riguarda. Se fossi stato in privato avrei chiamato i carabinieri. Ma io non mi fermo e continuo per la mia strada».
Il sindaco Di Primio oggi invece ha scritto al prefetto chiedendo di sventare questa possibilità da parte degli Istituti Riuniti. Ecco la lettera. "Eccellenza, innanzitutto La prego di comprendere il mio gesto dello scorso mercoledì, teso esclusivamente a difendere la mia città e i teatini. Non è più tollerabile che oggi i sindaci siano diventati il capro espiatorio di qualsiasi problema che investe il nostro territorio, parafulmini di tutte le inefficienze le cui responsabilità va, senz'ombra di dubbio, cercata altrove, tra gli alti livelli istituzionali. Le ribadisco quanto evidenziatoLe nella mia dello scorso 7 aprile ; è per tutti noi un dovere morale assistere chi fugge dalla povertà, dalle violenze e dalle guerre, ma deve farsi senza compromettere la sicurezza e l'equilibrio sociale della nostra comunità. Un equilibrio reso già molto labile dalle tante problematiche che, nostro malgrado, da diversi anni affliggono le nostre comunità e che, come sarebbe potuto accadere con l'arrivo presso la sede degli Istituti Riuniti di 18 migranti pochi giorni addietro, rischia seriamente di rompersi. Pur comprendendo quanto viene Lei chiesto da rappresentante dello Stato sul territorio, La invito a farsi garante dell'impegno massimo, nella nostra Città, dell'opera di vigilanza delle Forze dell'Ordine, così da restituire ai cittadini la necessaria serenità".
Quello che ruota dietro l'ospitalità dei migranti non è solo quindi un buon affare economico per istituti pubblici o privati (l'ospitalità viene pagata bene dallo Stato e dall'Europa), ma soprattutto un fatto di "sicurezza" e "serenità". Il presidente della San Giovanni Battista, ad esempio, ricorda che a vincere la gara della Prefettura è stata una cooperativa gestita da romani e napoletani che offre 330 posti e in un anno incamera 4 milioni di euro.
Ma le reazioni alla occupazione di Di Primio non si fermano. «Meno male che ci sono i profughi a dare un po’ di visibilità al sindaco di Chieti», dice il capogruppo del Centro democratico Bassam El Zohbi, «cerca di sfruttare la questione profughi che tanto clamore mediatico suscitano in questo momento». El Zohbi ricorda che i profughi andranno in due strutture del vastese che hanno vinto la gara mentre i successivi 18 andranno da suor Vera e non al San Giovanni Battista perché l’Istituto non è ancora pronto e non per «la patetica riunione di condominio stile 4 amici al bar».
«Questo mio intervento non è né a favore né contro gli immigrati», dice Ottavio Argenio candidato sindaco del M5S, «ma bisogna conoscere la verità. Quello che è successo è semplicemente ipocrita. Non si può accettare la strumentalizzazione di una situazione di emergenza a fini elettorali e mi riferisco a Umberto Di Primio». Argenio ricorda che gli Istituti Riuniti hanno partecipato ad una gara pubblica indetta dalla Prefettura e attualmente sono terzi in graduatoria dietro altre due associazioni private molto più grandi che fanno assistenza ai profughi per lucro. Argenio ribadisce l’esigenza degli Istituti Riuniti di aver preso parte a questa gara proprio per poter far fronte alle spese dei 120 assistiti e del personale che non può affrontare anche a causa del comportamento omissivo di Comune e Asl.
Al caso Chieti interviene anche il consigliere del Comune dell’Aquila Gamal Bouchaib «É del tutto ridicola la scenata preelettorale del sindaco Di Primio sul centro di accoglienza dei profughi a Chieti: Una scenata stile anni Lega anni 80 che lascerà spazio nella memoria dei chietini all'abbraccio tra il sindaco e casa Pound nella cooperazione alla caccia delle streghe più che a creare lavoro ai cittadini». Il consigliere straniero dell’Aquila ricorda che l’emergenza migratoria esiste ed è senza precedenti. «Sindaco Di Primio», conclude Bouchaib, «i chietini non sono fessi e le consiglio di dare risposte ai migliaia di giovani che stanno abbandonando il territorio attraverso politiche serie del lavoro e al disagio sociale dilagante perché solo con quello potrà vincere le elezioni ma in assenza di tutto ciò non le rimane che occupare anche la memoria della gente con sparate dello sceriffo che vende solo fumo».