Chieti: feto nato morto, il corpicino tenuto nascosto ai medici
Il racconto di uno dei soccorritori indagati: «La mamma chiedeva solo sigarette e diceva che aveva abortito nel water, ma lì non c'era niente»
CHIETI. «Voleva solo fumare. Cercava in continuazione le sigarette. Nulla mi ha fatto sospettare che il feto non fosse di 5 mesi, come aveva detto lei, ma di 8 mesi. Come si è scoperto dopo». Parla il medico del 118 che era sull’ambulanza che martedì mattina è arrivata dalla postazione del 118 di Francavilla, che si trova alla stazione dei treni, alla vicina traversa del lungomare per soccorrere la 26enne francavillese, con problemi di tossicodipendenza e che aveva detto di aver abortito spontaneamente in casa.
Il medico è indagato insieme all’infermiere del 118 per omicidio colposo; la 26enne e il compagno di lei lo sono invece per omicidio volontario. Ma dopo l’autopsia che ha stabilito che il feto è nato morto, le accuse sono destinate a cambiare o svanire.
Quel giorno, medico e infermiere trovano la 26enne in bagno, con il sangue che scorreva lungo le gambe. Lei dice di aver avuto un aborto spontaneo e che la gravidanza era di 5 mesi. Non piange, non si lamenta. Al medico sembra tranquilla, nonostante un leggero stato di shock.
«Le ho chiesto subito dov’era il feto», racconta il medico, «e lei ha detto che era nel water, facendo capire di aver avuto l’aborto mentre era seduta in bagno in preda ai dolori. Non c’era traccia di cordone ombelicale su di lei. Né traccia del feto nel water, dove c’erano, invece, molto sangue e alcuni filamenti. Non si lamentava, si preoccupava solo di accendino e sigarette».
Il medico ha comunque cercato il feto, che lui non aveva motivo di sospettare che non fosse di 5 mesi, ma di 8. Quando non l’ha trovato in bagno, ha anche pensato che la paziente poteva aver creduto di averlo espulso, ma in realtà aveva perso solo sangue. (a.i.)
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