Chieti, va deserta l’asta per la vendita dell'Alimonti
Nessuna offerta dal re delle farine Casillo per l’acquisto oppure l’affitto della storica azienda di Ortona e Guardiagrele
CHIETI. Nessuna offerta per l’acquisto dei beni della Molino Alimonti. E neppure richieste d’affitto. Una doccia fredda per la rappresentanza di lavoratori che ieri pomeriggio si è presentata nello studio del notaio Giovanni Maria Plasmati. Qualche giorno fa uno dei proprietari, Leonardo Alimonti, aveva manifestato l’intenzione di prendere in affitto, insieme alla Newco srl, lo stabilimento di Ortona per riprendere al più presto l’attività. Per i lavoratori era cosa fatta, ma ieri, inspiegabilmente, davanti al notaio, c’è stato il dietrofront della proprietà che si è presentata all’incontro accompagnata dall’amministratore delegato Francesco Norcia. Uno schiaffo che i lavoratori hanno incassato con grande senso di responsabilità: rabbia e delusione sono state soffocate dalla speranza «che la prossima volta le cose andranno meglio».
«Verbale “deserto”» riferisce il notaio Plasmati, incaricato dal giudice ad espletare le procedure relative alla vendita all’asta o all’affitto degli immobili del gruppo Alimonti «questo significa che sul mio tavolo non sono pervenute richieste di acquisto e neppure di affitto dei siti messi all’incanto». Verbale deserto, ma studio del notaio affollatissimo. Oltre a Leonardo Alimonti e Norcia, i commissari liquidatori Remo Di Giacomo e Gianni Di Battista, il giudice Nicola Valletta, una rappresentanza di sindacati e poi loro, i lavoratori in cassa integrazione. Ma ieri si è trattato solo del primo round. Nulla è andato perduto. Le dichiarazioni di interesse, anche se non ufficializzate, ci sono e sarebbero tante. Tra queste spunta quella di Pasquale Casillo, re della farina campana ed ex presidente del Foggia Calcio. A corteggiare l’impero Alimonti sarebbe anche una nota ditta estera della quale però si preferisce non rivelare il nome.
Tanti pretendenti dunque, che puntano però su prezzi più abbordabili per i siti di Ortona, Guardiagrele e Roma. E la prossima base d’asta che sarà sicuramente inferiore agli 111 milioni 179.004 euro renderà ancora più appetibile l’affare. «Ci saranno altre aste che a giorni andremo a pubblicizzare» annuncia uno dei commissari liquidatori, Gianni Di Battista, «da metà settembre (il 27 scadrà la cassa integrazione ndr) a tutto ottobre con ovvi ribassi». E poi? «Si andrà avanti con altre vendite all’incanto» spiega Di Battista per i prossimi tre anni, periodo nel quale resta in vigore il concordato preventivo. Scaduti questi termini si tornerà a sentire il comitato dei creditori e se loro non riterranno più valido questo strumento giudiziario si potrebbe paventare la richiesta di fallimento».
Eventualità che comunque sembra remota. «In genere la prima asta va sempre deserta» rassicura Di Battista «è un modo per concludere affari a prezzi più convenienti». E i siti della Molino Alimonti sembrano far gola a parecchi. Tre gli stabilimenti messi in vendita: il complesso industriale nel Comune di Roma con marchio Romana macinazione, quello di Guardiagrele e quello di Ortona. Per i due siti abruzzesi la base d’asta era di oltre 43 milioni. Cifra che ora dovrà essere ritoccata in basso.
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