Cill chiusa, gli operai presidiano l’azienda
Atessa, in 47 rischiano il posto. La Uil: macchinari spostati in Umbria dove c’è un altro stabilimento
ATESSA. Paura alla Cill di contrada Saletti, la fabbrica dell’indotto Isringhausen e Sevel che produce componenti per i sedili del Ducato, dove gli operai stanno presidiando lo stabilimento per impedire che la dirigenza porti via macchinari e attrezzature. Quarantasette operai rischiano di perdere il lavoro perché l’azienda ha deciso di delocalizzare in Umbria, a Umbertide, dove la società possiede un altro stabilimento. La decisione, secondo la Uilm, sarebbe stata presa all’oscuro dei dipendenti «per evitare di mettere a norma alcuni impianti».
La Cill, rilevata dal fallimento dell’ex Verlicchi di Casoli, è chiusa. Gli operai sono in ferie forzate fino a domenica.
L’azienda ha avuto grossi problemi dal punto di vista della tutela della salute dei lavoratori e diversi casi di infortunio sul lavoro. Già all’inizio di dicembre i lavoratori avevano fatto sciopero a oltranza per impedire che il lavoro fosse trasferito altrove. Lo sciopero era rientrato anche per l’intervento della Isringhausen, la fabbrica dell’indotto Sevel che produce i sedili per i furgoni Ducato, che dista pochi metri dallo stabilimento Cill.
La brutta notizia è arrivata nel nuovo anno. L’azienda, venerdì scorso ha ribadito ai lavoratori che non avrebbe ripreso l’attività perché la Asl e l’Ispettorato del lavoro avrebbero imposto la chiusura dello stabilimento. «In realtà», interviene Achille Di Sciullo, della segreteria provinciale Uilmm, «non abbiamo visto alcun documento della Asl che attesti la chiusura della fabbrica. E da alcune informazioni ci risulta che all’azienda siano state imposte solo alcune prescrizioni sugli impianti. Mentre noi ci preoccupavamo di andare in Umbria a parlare con la dirigenza, in realtà, già il 28 e 29 dicembre scorsi, sabato e domenica, la dirigenza aveva spostato alcuni macchinari per portarli nello stabilimento in provincia di Perugia. Siamo molto amareggiati e indignati», prosegue Di Sciullo, «perché non può passare il principio che su una prescrizione della Asl le aziende possano chiudere. In questo modo siamo tutti a rischio e si buttano sul lastrico 47 famiglie».
Di Sciullo fa appello alla Isringhausen affinchè «intervenga per salvare il lavoro in Val Di Sangro». Dopo l’Acs (stabilimento di una ventina di operai che lavorava sul rivestimento dei sedili, ndc)», prosegue Di Sciullo, «questo sarebbe il secondo scippo di lavoro che si verifica sul territorio. Noi non ci stiamo». (d.d.l.)
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