Civeta, Vasto difende il direttore generale «Figura necessaria» 

Dal consiglio comunale via libera al ritorno al Consorzio Bocciate le richieste di FdI: niente parere dei revisori 

VASTO. Via libera alla trasformazione regressiva del Civeta da società di capitali (Srl) a Consorzio, ma con i voti della maggioranza e del consigliere di minoranza Giuseppe Soria. È stato invece respinto l’emendamento proposto dal gruppo di Fratelli d’Italia che chiedeva l’abrogazione nello statuto della figura del direttore generale da 100mila euro di stipendio, ventilando il danno erariale. O, in subordine, mettere un doppio vincolo sulle competenze e sulla remunerazione legata ai risultati. Bocciata anche la risoluzione presentata durante la discussione da Guido Giangiacomo e Vincenzo Suriani che mirava alla sospensione del consiglio per acquisire il parere del collegio dei revisori (non richiesto dall’amministrazione comunale).
Il dibattito ha messo in luce posizioni contrastanti sulla figura del direttore generale individuato nella persona dell’ex consigliere regionale Manuele Marcovecchio, di Forza Italia, risultato primo della graduatoria. È dunque uscita perdente la linea di prudenza invocata dal centrodestra e neanche i continui richiami alla magistratura contabile hanno fatto desistere la maggioranza dal votare contro l’emendamento anti-direttore generale. «Qui il tema non è la salvaguardia del Civeta, ma portare a termine un accordo trasversale», ha esordito Suriani, che in aula ha letto la nota della Corte dei Conti arrivata via pec l’11 ottobre scorso con cui i magistrati contabili hanno chiesto chiarimenti su una serie di criticità, tra cui la composizione a cinque del Cda - oggi in quattro dopo le dimissioni di Angiolino Chiacchia - al posto di un amministratore unico, il controllo analogo, la trasparenza (sul sito della società non vengono pubblicati gli atti), i fondi Pnrr che si rischiano di perdere senza la trasformazione regressiva e la stessa figura del direttore generale che il Consorzio non ha mai avuto e che oggi sembra essere diventata indispensabile. «Siamo favorevoli alla trasformazione regressiva, ma lo statuto va modificato», ha aggiunto Giangiacomo, che ha parlato di «allarme rosso» e di «richiami» da parte della Corte dei Conti.
Maria Amato (La Buona Stagione), che ha votato a favore dell’emendamento proposto dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, ha rimarcato «che il direttore generale di un ente deve essere in possesso delle giuste competenze e avere un compenso commisurato». Dall’opposto schieramento è intervenuto, fra gli altri, il consigliere Nicola Di Stefano, capogruppo della lista civica Avanti Vasto. «Ci sono contraddizioni all’interno del centrodestra che è alla resa dei conti», ha annotato Di Stefano, «la figura del direttore generale può essere di aiuto per lo sviluppo del Civeta». Si è detto convinto della scelta Marino Artese (Pd), mentre Alessandro La Verghetta (Futuro e sviluppo) ha invitato «a fare un esame di coscienza su quello che è accaduto».
Il sindaco Francesco Menna, che all’inizio aveva preso la parola per illustrare la delibera ricordando i passaggi più salienti della fitta corrispondenza intercorsa con il ministero sui fondi Pnrr, ha chiuso la discussione difendendo a spada tratta la scelta del direttore generale e attaccando a testa bassa Fratelli d’Italia. «Si sta consumando una guerra senza esclusione di colpi nel centrodestra», ha sostenuto il primo cittadino, «uno scontro che non riguarda il bene del Civeta, una violenta azione politica la cui vittima sacrificale è Marcovecchio. La società non ha debiti, ma crediti e ha chiuso il semestre 2024 con 125mila euro di attivo». Menna ha definito «nauseanti» le prese di posizione dei consiglieri di Fratelli d’Italia, e ha concluso dicendo che «siamo pronti a fare del Civeta un gioiello di famiglia». L’appuntamento dal notaio per la trasformazione da società a Consorzio è in programma a metà novembre. La discussione è poi proseguita sugli altri punti all’ordine del giorno.