«Con i lavori nessun pericolo»
La consulenza del professor Sepe su via Amiterno.
CHIETI. «Con i lavori lavori immediati e indifferibili di manutenzione e rinforzo dei pilastri della palazzina numero 4, non c’è nessun pericolo di crollo», lo ha detto ieri il consulente tecnico del pm, professor Vincenzo Sepe, in un incontro in procura, quando l’ingegnere ha fornito la autentica interpretazione della sua relazione.
Il vertice con il sindaco Francesco Ricci, l’assessore ai lavori pubblici Luigi Febo, il capo dell’ufficio tecnico Di Muzio e la dirigenza dell’Ater e alla presenza del procuratore capo Pietro Mennini e del sostituto Rosangela Di Stefano, si è reso necessario per fare chiarezza sullo stato delle «5 palazzine» di via Amiterno dove l’azienda per l’edilizia residenziale ha già avviato i lavori dal 9 ottobre. E a proposito, l’Ater si è assunta tutta la responsabilità di fronte al primo cittadino sul fatto che i lavori in corso non pregiudicano l’attuale configurazione statica della palazzina 4, quella nelle peggiore condizioni e quindi le 47 famiglie possono restare nei propri alloggi. Asserzione che l’Ater, come richiesto dallo stesso sindaco, dovrà mettere per iscritto. A questo punto l’ordinanza di sgombero è scongiurata e ieri il primo cittadino ha incontrato i residenti della palazzina 4 per comunicare che non è necessario che si cerchino una residenza alternativa.
Ma c’è un però. Una volta realizzati i lavori nella palazzina numero 4, la situazione tornerà omogenea per tutte e cinque gli edifici, che sempre l’ingegner Sepe aveva dichiarato essere nei limiti minimi di sicurezza. Solo allora si potrà fare una valutazione globale e stabilire quali interventi ulteriori mettere in cantiere sulle cinque palazzine. Il caso degli edifici di via Amiterno è venuto fuori qualche giorno fa quando, per un caso, l’amministratrice condominiale, è venuta a sapere che in procura era in corso una inchiesta sollecitata da un esposto del geologo Francesco Stoppa, docente della «d’Annunzio», che aveva sottolineato come, dopo il terremoto del 6 aprile, gli edifici di via Amiterno presentassero anomalie, effetti («crepe grosse come braccia») non certo pensabili dopo un sisma lontano e di intensità bassa.
Le indagini della magistratura peraltro erano arricchite, già dal 5 agosto, della relazione del professor Sepe dove l’esperto sottolineava che gli edifici avevano bisogno di manutenzione urgente e indifferibile e in particolare i pilastri della palazzina numero 4. La consulenza è arrivata sul tavolo del sindaco solo una settimana fa e dal tono della la relazione, il primo cittadino si era affrettato ad avvertire l’ufficio tecnico. Il capo, ingegner Di Muzio, sulla scorta di quanto aveva asserito il ct della procura, aveva ribadito la urgenza dei lavori optando anche per uno sgombero della palazzina 4. Tanto che le 47 famiglie sono state convocate dall’assessore ai lavori pubblici perché si trovassero una sistemazione alternativa almeno per un mese (il tempo per realizzare i lavori).
Ma l’Ater aveva prontamente scritto al sindaco sostenendo che i lavori di messa in sicurezza erano già iniziati e che non c’era bisogno di liberare la palazzina numero 4. Di fronte alla ridda di interpretazioni sulla relazione del professor Sepe, alla preoccupazione dei residenti, si è pensato bene di concovare una riunione dove l’esperto spiegasse cosa realmente intedesse dire. «Il professor Sepe», osserva la direzione dell’Ater, «ha tenuto a precisare che nel caso vi fossero stati pericoli immediati di crollo, la procura della repubblica sarebbe prontamente intervenuta per tempo mettendo sotto sequestro l’intero immobile».
Il vertice con il sindaco Francesco Ricci, l’assessore ai lavori pubblici Luigi Febo, il capo dell’ufficio tecnico Di Muzio e la dirigenza dell’Ater e alla presenza del procuratore capo Pietro Mennini e del sostituto Rosangela Di Stefano, si è reso necessario per fare chiarezza sullo stato delle «5 palazzine» di via Amiterno dove l’azienda per l’edilizia residenziale ha già avviato i lavori dal 9 ottobre. E a proposito, l’Ater si è assunta tutta la responsabilità di fronte al primo cittadino sul fatto che i lavori in corso non pregiudicano l’attuale configurazione statica della palazzina 4, quella nelle peggiore condizioni e quindi le 47 famiglie possono restare nei propri alloggi. Asserzione che l’Ater, come richiesto dallo stesso sindaco, dovrà mettere per iscritto. A questo punto l’ordinanza di sgombero è scongiurata e ieri il primo cittadino ha incontrato i residenti della palazzina 4 per comunicare che non è necessario che si cerchino una residenza alternativa.
Ma c’è un però. Una volta realizzati i lavori nella palazzina numero 4, la situazione tornerà omogenea per tutte e cinque gli edifici, che sempre l’ingegner Sepe aveva dichiarato essere nei limiti minimi di sicurezza. Solo allora si potrà fare una valutazione globale e stabilire quali interventi ulteriori mettere in cantiere sulle cinque palazzine. Il caso degli edifici di via Amiterno è venuto fuori qualche giorno fa quando, per un caso, l’amministratrice condominiale, è venuta a sapere che in procura era in corso una inchiesta sollecitata da un esposto del geologo Francesco Stoppa, docente della «d’Annunzio», che aveva sottolineato come, dopo il terremoto del 6 aprile, gli edifici di via Amiterno presentassero anomalie, effetti («crepe grosse come braccia») non certo pensabili dopo un sisma lontano e di intensità bassa.
Le indagini della magistratura peraltro erano arricchite, già dal 5 agosto, della relazione del professor Sepe dove l’esperto sottolineava che gli edifici avevano bisogno di manutenzione urgente e indifferibile e in particolare i pilastri della palazzina numero 4. La consulenza è arrivata sul tavolo del sindaco solo una settimana fa e dal tono della la relazione, il primo cittadino si era affrettato ad avvertire l’ufficio tecnico. Il capo, ingegner Di Muzio, sulla scorta di quanto aveva asserito il ct della procura, aveva ribadito la urgenza dei lavori optando anche per uno sgombero della palazzina 4. Tanto che le 47 famiglie sono state convocate dall’assessore ai lavori pubblici perché si trovassero una sistemazione alternativa almeno per un mese (il tempo per realizzare i lavori).
Ma l’Ater aveva prontamente scritto al sindaco sostenendo che i lavori di messa in sicurezza erano già iniziati e che non c’era bisogno di liberare la palazzina numero 4. Di fronte alla ridda di interpretazioni sulla relazione del professor Sepe, alla preoccupazione dei residenti, si è pensato bene di concovare una riunione dove l’esperto spiegasse cosa realmente intedesse dire. «Il professor Sepe», osserva la direzione dell’Ater, «ha tenuto a precisare che nel caso vi fossero stati pericoli immediati di crollo, la procura della repubblica sarebbe prontamente intervenuta per tempo mettendo sotto sequestro l’intero immobile».