Condanna da un milione per la Bls
Il giudice: applicati interessi indebiti. L’istituto deve rimborsare un cliente.
LANCIANO. Dopo una causa legale durata quattro anni, la Banca Popolare di Lanciano e Sulmona (Bls) è stata condannata a pagare un milione 339mila euro a un suo affezionato correntista, un imprenditore di Pescara. Il giudice ha ritenuto l’istituto “colpevole” di aver applicato indebite competenze al cliente da quando il conto bancario di quest’ultimo, a partire dal 1995, finì in rosso per un centinaio di milioni di vecchie lire. La sentenza è esecutiva.
La Bls, la più grande realtà finanziaria e creditizia del territorio e appartenente al gruppo degli istituti popolari Bper, fa sapere attraverso un rappresentante dell’ufficio legale che darà esecuzione al provvedimento firmato dal giudice Francesca Del Villano Aceto e che valuterà comunque se inoltrare appello. La controparte, invece, rappresentata dall’avvocato Antonio Tanza, che è anche vice presidente dell’Adusbef (l’associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari), medita un colpo di scena: procedere al pignoramento della imponente sede centrale di viale Cappuccini. «La Bls non mi ha fatto sapere nulla malgrado io abbia fatto anche un’ingiunzione e informato la Banca d’Italia, a questo punto se la banca non paga si procede a pignorarla», è il monito che lancia Tanza che non esclude di essere già oggi in città e afferma di aver informato dell’iniziativa i programmi tv sia di “Striscia la notizia” sia delle “Iene”.
La causa legale è partita a seguito dell’impugnativa del conto corrente “in rosso” seguendo il nuovo corso giurisprudenziale che la Cassazione ha voluto dare in difesa degli utenti vessati e tartassati. La parola chiave è “anatocismo”, un brutto termine tecnico per indicare l’indebito calcolo degli interessi trimestrali sugli affidamenti. Il cliente aveva accesi diversi rapporti presso la Bls, ma quello principale era andato sotto di un centinaio di milioni. Erano gli anni Novanta e il giudice, attraverso il prezioso lavoro di un consulente tecnico, è riusciuto a risalire ai successivi movimenti che ha successivamente contestato alla banca respingendo tutte le eccezioni di nullità e di prescrizione sollevate dalla stessa.
Nella sentenza si fa riferimento alla determinazione degli interessi e alla capitalizzazione (anatocismo), agli addebiti per commissioni di massimo scopero, nonché alla illegittimità del meccanismo utilizzato dall’istituto bancario per il calcolo dei giorni di valuta. Vengono inoltre continuamente riportate analoghe sentenze di altri tribunali. Al conto di circa un milione di euro da rimborsare al cliente, il tribunale, poi, somma gli interessi legali, onorari e spese generali.
«La banca prende atto della sentenza e valuterà anche quelle che sono le sue ragioni», commenta l’avvocato Giovanni Falcone dell’ufficio legale della Bls, riferendosi ai termini ancora validi per presentare l’appello.
La Bls, la più grande realtà finanziaria e creditizia del territorio e appartenente al gruppo degli istituti popolari Bper, fa sapere attraverso un rappresentante dell’ufficio legale che darà esecuzione al provvedimento firmato dal giudice Francesca Del Villano Aceto e che valuterà comunque se inoltrare appello. La controparte, invece, rappresentata dall’avvocato Antonio Tanza, che è anche vice presidente dell’Adusbef (l’associazione difesa utenti servizi bancari e finanziari), medita un colpo di scena: procedere al pignoramento della imponente sede centrale di viale Cappuccini. «La Bls non mi ha fatto sapere nulla malgrado io abbia fatto anche un’ingiunzione e informato la Banca d’Italia, a questo punto se la banca non paga si procede a pignorarla», è il monito che lancia Tanza che non esclude di essere già oggi in città e afferma di aver informato dell’iniziativa i programmi tv sia di “Striscia la notizia” sia delle “Iene”.
La causa legale è partita a seguito dell’impugnativa del conto corrente “in rosso” seguendo il nuovo corso giurisprudenziale che la Cassazione ha voluto dare in difesa degli utenti vessati e tartassati. La parola chiave è “anatocismo”, un brutto termine tecnico per indicare l’indebito calcolo degli interessi trimestrali sugli affidamenti. Il cliente aveva accesi diversi rapporti presso la Bls, ma quello principale era andato sotto di un centinaio di milioni. Erano gli anni Novanta e il giudice, attraverso il prezioso lavoro di un consulente tecnico, è riusciuto a risalire ai successivi movimenti che ha successivamente contestato alla banca respingendo tutte le eccezioni di nullità e di prescrizione sollevate dalla stessa.
Nella sentenza si fa riferimento alla determinazione degli interessi e alla capitalizzazione (anatocismo), agli addebiti per commissioni di massimo scopero, nonché alla illegittimità del meccanismo utilizzato dall’istituto bancario per il calcolo dei giorni di valuta. Vengono inoltre continuamente riportate analoghe sentenze di altri tribunali. Al conto di circa un milione di euro da rimborsare al cliente, il tribunale, poi, somma gli interessi legali, onorari e spese generali.
«La banca prende atto della sentenza e valuterà anche quelle che sono le sue ragioni», commenta l’avvocato Giovanni Falcone dell’ufficio legale della Bls, riferendosi ai termini ancora validi per presentare l’appello.