Crac ex Lanciano calcio, prima udienza a luglio per Di Stanislao e altri 8
L’ex patron alla sbarra tra gli imputati anche Angelucci che è parte lesa nella cessione delle quote
LANCIANO. Inizia il 23 luglio il processo sul fallimento del Lanciano calcio che vede tra gli imputati l'ex patron della società, Paolo Di Stanislao, e la sua compagna, Patrizia Bernardi Patrizi, chiamati a rispondere di bancarotta documentale e fraudolenta, e Riccardo Angelucci. Quest'ultimo nel processo compare come sia indagato per concorso in bancarotta e sia come parte lesa perché presunta vittima di una truffa legata alla vendita delle quote della società, mai pagate da Giuseppe Ielo, da Di Stanislao e dalla Bernardi Patrizi che rilevarono il pacchetto di maggioranza del club calcistico quasi sei anni fa, nell'agosto 2006.
Bancarotta fraudolenta, riciclaggio di assegni, truffa, reati fiscali come omessi versamenti irpef e Iva: sono i reati di cui a vario titolo devono rispondere in tribunale il 23 luglio Paolo Di Stanislao, 51 anni, ex patron del Lanciano calcio, la sua compagna Patrizia Bernardi, 46 anni, Paolo Massari, 60 anni, romano, legale rappresentante della società dal 10 novembre 2006 al 7 giugno 2007; Antonio Alimonti, 56 anni, di Roma, impiegato di Banca; Alfredo Di Paolo, 36 anni, di Teramo, legale rappresentante della società dal 7 giugno 2007 al 3 gennaio 2008; Giuseppe Ielo, 56 anni rappresentate della società dal 28 agosto all'10 novembre 2006; Gino Sammarco, 66 anni e l'ex presidente Riccardo Angelucci, 44 anni di Lanciano.
A presiedere l'udienza ci sarà il giudice Francesco Marino, dopo l'incompatibilità emersa nei mesi scorsi di due giudici: Massimo Canosa, perché aveva seguito e sentenziato il fallimento della società nel 2008 per 2 milioni di euro, e Francesca Del Villano Aceto, per aveva emesso due sentenze civili in cui figurava Angelucci che compare come parte lesa e imputato nel processo. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal pubblico ministero Rosaria Vecchi, il figlio del compianto Ezio Angelucci, per decenni alla guida del Lanciano calcio, è accusato di concorso in bancarotta, dal momento che avrebbe distratto dalla società 210 mila euro relativi alla cessione del calciatore Francesco Di Gennaro alla Lucchese nel gennaio 2006. Ma è anche parte lesa.
Sarebbe vittima della truffa architettata da Di Stanislao, Patrizi, Ielo e Sammarco, che si sarebbero impossessati del Lanciano calcio, del valore di 700mila euro, senza pafare nulla, perché garantirono l'acquisto con un polizia fideiussoria risultata scoperta. Di Stanislao, Patrizi e Di Paolo devono anche rispondere di bancarotta documentale (sottrazione libri contabili della società) e reati fiscali: mancato versamento Irpef nel 2006 di 53 mila euro e dichiarazione nell'Iva 2006 di elementi passivi fittizi per 248 mila euro. Ammontano, invece, a oltre 350 mila euro i presunti fondi distratti da Di Stanislao, in concorso o con Patrizi o con Massari o con Ielo in meno di due anni di gestione della società.
Bancarotta fraudolenta, riciclaggio di assegni, truffa, reati fiscali come omessi versamenti irpef e Iva: sono i reati di cui a vario titolo devono rispondere in tribunale il 23 luglio Paolo Di Stanislao, 51 anni, ex patron del Lanciano calcio, la sua compagna Patrizia Bernardi, 46 anni, Paolo Massari, 60 anni, romano, legale rappresentante della società dal 10 novembre 2006 al 7 giugno 2007; Antonio Alimonti, 56 anni, di Roma, impiegato di Banca; Alfredo Di Paolo, 36 anni, di Teramo, legale rappresentante della società dal 7 giugno 2007 al 3 gennaio 2008; Giuseppe Ielo, 56 anni rappresentate della società dal 28 agosto all'10 novembre 2006; Gino Sammarco, 66 anni e l'ex presidente Riccardo Angelucci, 44 anni di Lanciano.
A presiedere l'udienza ci sarà il giudice Francesco Marino, dopo l'incompatibilità emersa nei mesi scorsi di due giudici: Massimo Canosa, perché aveva seguito e sentenziato il fallimento della società nel 2008 per 2 milioni di euro, e Francesca Del Villano Aceto, per aveva emesso due sentenze civili in cui figurava Angelucci che compare come parte lesa e imputato nel processo. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dal pubblico ministero Rosaria Vecchi, il figlio del compianto Ezio Angelucci, per decenni alla guida del Lanciano calcio, è accusato di concorso in bancarotta, dal momento che avrebbe distratto dalla società 210 mila euro relativi alla cessione del calciatore Francesco Di Gennaro alla Lucchese nel gennaio 2006. Ma è anche parte lesa.
Sarebbe vittima della truffa architettata da Di Stanislao, Patrizi, Ielo e Sammarco, che si sarebbero impossessati del Lanciano calcio, del valore di 700mila euro, senza pafare nulla, perché garantirono l'acquisto con un polizia fideiussoria risultata scoperta. Di Stanislao, Patrizi e Di Paolo devono anche rispondere di bancarotta documentale (sottrazione libri contabili della società) e reati fiscali: mancato versamento Irpef nel 2006 di 53 mila euro e dichiarazione nell'Iva 2006 di elementi passivi fittizi per 248 mila euro. Ammontano, invece, a oltre 350 mila euro i presunti fondi distratti da Di Stanislao, in concorso o con Patrizi o con Massari o con Ielo in meno di due anni di gestione della società.
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