Crisi Pilkington, accuse ai politici

SAN SALVO. Da polo di ricerca e centrale operativa lo stabilimento vetrario Pilkington potrebbe diventare entro l’anno un semplice sito produttivo. L’eventualità non piace affatto al territorio. In attesa di nuovi incontri con i dirigenti, i sindacati continuano a fare appelli ai politici. La delocalizzazione del colosso giapponese spaventa. L’argomento tiene banco anche in riva al mare. Tante le tirate d’orecchie per la classe politica.

«Tutti i politici che hanno governato il territorio negli ultimi anni hanno grandi responsabilità sulla drammatica emergenza che investe il territorio. Si sono cullati sugli allori. Non hanno percepito i segnali evidenti di una crisi profonda», accusa Davide D’Alessandro, capogruppo consiliare di Fli. «L’avvertimento lanciato dal leader della Cisl , Raffaele Bonanni, di una possibile desertificazione industriale deve avere risposte urgenti. Il fratino e i papaveri sono simpatici ma non danno posti di lavoro. Il lavoro lo dà chi produce e investe. Alla politica spetta riconquistare gli investitori mettendo in atto le condizioni per far si che ciò avvenga», è il monito di D'Alessandro.

Sulla vertenza Pilkington è intervenuto anche Ottavio Tramonte, del Movimento 5 stelle di San Salvo. Il gruppo politico stigmatizza il comportamento di Arnaldo Mariotti. «È un amministratore di lungo corso. Non può essersi accorto solo ora di quello che stava accadendo. Non è solo la congiuntura economica sfavorevole a far andare via Pilkington, ma la carenza di pianificazione e programmazione del territorio. Le aziende internazionali si muovono guardando i numeri. La colpa di ciò che accade è di chi non è stato capace di sfruttare le potenzialità del territorio traducendole in ricchezza sociale ed economica», afferma Tramonte. (p.c.)

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