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Cure domiciliare per pochi Cerulli: ragionare per i malati
LANCIANO. Non accenna a scemare la polemica sull’Adi, l’assistenza domiciliare integrata tagliata da febbraio a 785 pazienti in città. Accuse e polemiche si rincorrono, soprattutto tra Comune Asl....
LANCIANO. Non accenna a scemare la polemica sull’Adi, l’assistenza domiciliare integrata tagliata da febbraio a 785 pazienti in città. Accuse e polemiche si rincorrono, soprattutto tra Comune Asl. Da un lato infatti l’amministrazione comunale, con il sindaco Mario Pupillo, sulla base di alcuni documenti, ritiene che Asl e la responsabile del distretto sanitario abbiano di imperio tagliato l’assistenza senza pensare alle conseguenze nefaste sui pazienti e soprattutto senza seguire le procedure indicate dalla legge, come la valutazione dei casi da chiudere da parte dell’Unità di valutazione multidimensionale (Uvm). Dall’altra c’è la Asl che difende l’operato della responsabile del distretto, dicendo che i tagli hanno colpito utenti che godevano dell’assistenza senza averne diritto.
C’è poi CittadinanzAttiva che ha presentato 16 denunce ai Nas e alla Procura di Lanciano - dove c’è anche un esposto presentato da Sel - per affidare alla magistratura l’analisi sull’interruzione dell’assistenza. Di mezzo ci sono soprattutto loro, i malati, quelli che si sono visti sospendere di netto l’assistenza e che attendono ancora visite a domicilio per riavere l’Adi. Ci sono quelli che in Adi non sono più e che per il distretto sanitario devono fare la riabilitazione nelle cliniche private che però non hanno posti e offrono prestazioni solo a pagamento.
«Bisogna mettere un punto», dice Aldo Cerulli, di CittadinanzAttiva, «se come sostiene la Asl prima di febbraio si concedeva l’Adi a tutti senza valutazioni dell’Uvm, senza seguire le procedure giuste, allora l’azienda doveva intraprendere azioni di recupero del danno erariale subito. E non l’ha fatto. Se, come sostiene il sindaco Pupillo, si sono chiuse le cartelle senza seguire le procedure di legge da febbraio, allora doveva rivolgersi alla magistratura e denunciare i responsabili per abuso di autorità. E non l’ha fatto. Bisognerebbe invece ragionare assieme per il bene dei malati, di quelle persone, come il bimbo di 4 anni che da due attende di fare riabilitazione e logoterapia, o il signore invalido al 100 per cento che prende 280 euro di pensione e deve pagarne 300 per avere 10 sedute di riabilitazione». (t.d.r.)
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