D’Agostino condannato e licenziato
Tre anni e tre mesi da scontare ai servizi sociali. Non potrà più fare l’assessore e lavorare alla Asl. Lui: non chiedo scusa
CHIETI. Ha voglia di chiedere scusa a qualcuno? «No, per il momento no. No, no, no...», e da dietro il difensore gli urla «Ehi! Ti avevo detto di restare zitto». L’ex assessore, Ivo D’Agostino, è stato appena condannato. Esce dal tribunale con le mani raccolte e lo sguardo basso. Le sette donne che l’accusavano hanno avuto giustizia. A dargliela è stata una donna, il giudice Antonella Redaelli che, ieri mattina, nel giorno più lungo del caso choc D’Agostino, che per l’accusa chiedeva sesso in cambio di alloggi popolari, ha applicato il massimo che si potesse dare con un patteggiamento. Ovvero tre anni e tre mesi di reclusione, che l’ex assessore della giunta Di Primio, sconterà, come Berlusconi, ai servizi sociali. La pena, infatti, non gli è stata sospesa, e ciò significa che, tra 15 giorni, quando la sentenza sarà depositata, diventerà esecutiva. Solo il ricorso in Cassazione può sospenderla temporaneamente. Ma la vera batosta sono le pene accessorie. D’Agostino è stato interdetto per sempre dai pubblici uffici. Non potrà più rimettere piede in Comune. E, per di più, ha perso il posto alla Asl di Chieti per “estinzione del suo rapporto di lavoro”. Ed ha risarcito le donne che lo hanno accusato di violenza sessuale, a dir la verità mai completa ma limitata, si fa per dire, a baci, toccamenti e qualcosa di più intimo. In totale, D’Agostino, ha sborsato 47 mila euro. Ma per ora dice che non chiede scusa a nessuno. Anche perché il rito del patteggiamento, seppure sia una condanna, non comporta alcuna ammissione di responsabilità.
É arrivato puntuale alle 9, di ieri mattina, l’ex assessore arrestato a luglio del 2013 per violenza sessuale, concussione e violenza privata in concorsa, solo in quest’ultimo caso, con il dipendente comunale Alberto Raffaele Gianfreda, difeso dall’avvocato Giuseppe Di Sebastiano, che però è uscito pulitissimo dalla vicenda con tanto di assoluzione per non aver commesso il fatto. Scortato dai suoi legali, gli avvocati Edgardo Jonata e Domenico Di Terlizzi, D’Agostino ha atteso il suo turno leggendo, sul Centro, la notizia del verbale di polizia e del sindaco, Di Primio, che diceva che una di quelle donne si era inventato tutto perché disperata e senza casa. D’Agostino, che ne pensa della dichiarazione del sindaco? E lui risponde: «Non so neanche di che stai parlando, ho la testa troppo confusa...». I fotografi si scatenano con gli scatti, ma uno dei legali, Di Terlizzi, lancia un urlo: «Non voglio foto, non sono un attore». Finché non arriva il turno dell’ex assessore che entra teso nell’aula dove lo attende una mazzata.