«Del Vecchio è capace d’intendere e di volere»
Depositata la perizia sul giovane imputato per l’omicidio di via Anghella «Ha disturbi paranoici della personalità, ma è in grado di sostenere il processo»
VASTO. Marco Del Vecchio, 38 anni, è affetto da disturbi paranoici della personalità ma è ed era capace di intendere e volere la sera in cui i suoi genitori furono uccisi. Sono le conclusioni a cui sono arrivati il professore Felice Carabellese, docente dell’Università di Bari, e la dottoressa Donatella La Tegola, i due periti che si sono occupati della seconda perizia chiesta e ottenuta dall’avvocato Raffaele Giacomucci, difensore di Del Vecchio. L’imputato, a giudizio degli esperti, è in grado di sostenere il processo. Il responso dei criminologi è stato depositato il 10 gennaio e confermato ieri dallo stesso avvocato Giacomucci che, tuttavia, preferisce per il momento non commentare. È evidente che il compito del difensore diventa a questo punto molto difficile. Il processo è i programma venerdì 17 gennaio. Marco Del Vecchio rischia 30 anni di carcere.
L’omicidio. Emidio Del Vecchio, 72 anni, e la moglie Adele Tumini, 68 anni, furono uccisi con più di 100 coltellate la sera del 17 novembre 2013. L’omicida infierì in modo particolare sul corpo della donna. I due cadaveri furono quindi avvolti nelle coperte e nascosti sotto un letto e la casa lustrata a specchio. A scoprire il duplice omicidio fu la mattina dopo la figlia della coppia, Nicoletta. La donna chiese aiuto ai carabinieri. Marco Del Vecchio fu trovato e arrestato poche ore dopo in stato confusionale. Aveva i tasca un coltello ma le perizie hanno accertato che non è stata quella l’arma del delitto.
L’accusato. Marco Del Vecchio, in carcere dal 18 novembre 2013, continua a giurare di non essere lui l’assassino dei genitori. Sottoposto a una prima perizia, ha fatto più volte scena muta rifiutandosi di rispondere anche ai suoi periti. Nel corso della seconda lunga perizia fatta dal professore Carabellese dell’Università di Bari e dalla dottoressa La Tegola è parso più collaborativo. Ha raccontato la sua infanzia. Alle domande sulla sera del delitto, però, non ha risposto o ha continuato a dichiarare di non ricordare. Altre volte ha risposto in modo aggressivo. Comportamenti che, a detta degli esperti, rivelano una personalità strutturalmente disarmonica con spiccati atteggiamenti paranoici e psicopatici provocati anche dall’uso prolungato e spesso massiccio di droga. Tuttavia l’indagato è consapevole del proprio ruolo di imputato ed è perfettamente in grado di sostenere un processo. Del Vecchio è attualmente rinchiuso nel carcere Cutugno di Torino, una casa circondariale dotata di una struttura nella quale il trentottenne viene curato. Giovedì tornerà a Vasto e la mattina successiva sarà in aula per il processo.
Paola Calvano
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