Di Felice: il pronto soccorso scoppia
Il primario: ma non dipende da noi se ci sono barelle nei corridoi
CHIETI. Barelle in corsia, non è colpa del pronto soccorso. Questo è il dato che emerge dal database del reparto di Medicina e chirurgia di accettazione e di urgenza del Santissima Annunziata. Se gli accessi annui sono ormai oltre 67 mila, scende la percentuale dei ricoveri urgenti da pronto soccorso, che nel 2011 è stata dell'11,4 per cento sugli accessi totali, contro una media nazionale del 17-19 per cento. Un dato che il direttore del pronto soccorso, Maria Di Felice, vuole ulteriormente migliorare, intervenendo anche sul reparto di Osservazione breve, di cui è direttore da circa una settimana.
«Per chi è ricoverato in Osservazione breve», dice il primario, «ci deve essere un tempo di risposta alle consulenze richieste, siano esse radiologiche, o di laboratorio e specialistiche, analoghe a quelle previste per il pronto soccorso. Lo prevede la delibera regionale numero 5 del 2008 ma ad oggi non è ancora così e di fatto si annulla la potenzialità di questa unità operativa, che deve fare da ulteriore filtro sui ricoveri inappropriati».
Resta comunque che ancora tanti, troppi pazienti, vanno al pronto soccorso, perché non trovano una risposta adeguata di salute sul territorio. Tant'è che i codici verdi e bianchi, in pratica le problematiche a bassa priorità di intervento nel pronto soccorso, ammontano a oltre il 55 per cento degli utenti. Al pronto soccorso si corre per traumi minori ma anche per patologie dermatologiche o disturbi gastroenterici, che magari vanno avanti anche da diverse settimane, o, se anziani, per banale lombalgia. Un pronto soccorso, quello del Santissima Annunziata, ancora oggi subissato di richieste. Non solo dal territorio di competenza, dove gran parte dell'utenza arriva proprio dal capoluogo, con oltre 20 mila accessi nell'ultimo anno.
Non sembra siano cambiati di molto, invece, i flussi dai Comuni dove gli ospedali sono stati chiusi o ridimensionati. Da Guardiagrele, per esempio, nel 2011 sono stati registrati 464 accessi, meno che nel 2010, così come da Casoli e Gissi i pazienti arrivano davvero alla spicciolata. Colpiscono, invece, le affluenze numerose da Pescara, 3375 accessi nel 2011, ma anche da Montesilvano o Pianella. La Asl di Pescara in generale pesa per circa un terzo sul totale degli accessi al pronto soccorso teatino.
«I luoghi di provenienza sono costanti nel tempo», dice Di Felice, «ci sono però aspetti che suggeriscono ulteriori azioni. Il fatto che l'età media di chi viene ricoverato tra gli adulti è di 73 anni depone a favore di maggiori spazi per l'utenza anziana ma anche per risposte assistenziali su percorsi di intensità di cura, ciò che sta mettendo in campo la nostra Asl, che ottimizzano risorse umane e di spazio a disposizione, indirizzando i pazienti con stesse esigenze cliniche e assistenziali in medesime aree di degenza. Per il pronto soccorso, poi, così come per l'Osservazione breve, con il varo della nuova palazzina di cardiochirurgia ci saranno maggiori spazi, più idonei al flusso di utenza registrato negli anni».
Altro aspetto è quello dei bambini. Francesco Chiarelli, direttore della clinica pediatrica, conferma che almeno un 20-25 per cento dei piccoli che arrivano nella sua clinica potrebbe essere trattato nel territorio. «Stiamo cercando di sviluppare una rete di collegamento informatico tra reparto e pediatri di base», dice il professore, «per controllare maggiormente i flussi dei pazienti, ma tra le azioni che potrebbero aiutare a ridurre i ricoveri c'è anche quella della guardia pediatrica attiva sul territorio, soprattutto nel fine settimana, quando registriamo picchi di affluenza in ospedale. Rimane che in questa Regione non ancora di tiene conto dei flussi di pazienti sui singoli reparti e nei diversi nosocomi, per valorizzare, fornendo risorse umane, tecniche e di spazio a chi è terminale abituale dei pazienti, e ridimensionando, invece, quelle strutture che non lo sono».
«Per chi è ricoverato in Osservazione breve», dice il primario, «ci deve essere un tempo di risposta alle consulenze richieste, siano esse radiologiche, o di laboratorio e specialistiche, analoghe a quelle previste per il pronto soccorso. Lo prevede la delibera regionale numero 5 del 2008 ma ad oggi non è ancora così e di fatto si annulla la potenzialità di questa unità operativa, che deve fare da ulteriore filtro sui ricoveri inappropriati».
Resta comunque che ancora tanti, troppi pazienti, vanno al pronto soccorso, perché non trovano una risposta adeguata di salute sul territorio. Tant'è che i codici verdi e bianchi, in pratica le problematiche a bassa priorità di intervento nel pronto soccorso, ammontano a oltre il 55 per cento degli utenti. Al pronto soccorso si corre per traumi minori ma anche per patologie dermatologiche o disturbi gastroenterici, che magari vanno avanti anche da diverse settimane, o, se anziani, per banale lombalgia. Un pronto soccorso, quello del Santissima Annunziata, ancora oggi subissato di richieste. Non solo dal territorio di competenza, dove gran parte dell'utenza arriva proprio dal capoluogo, con oltre 20 mila accessi nell'ultimo anno.
Non sembra siano cambiati di molto, invece, i flussi dai Comuni dove gli ospedali sono stati chiusi o ridimensionati. Da Guardiagrele, per esempio, nel 2011 sono stati registrati 464 accessi, meno che nel 2010, così come da Casoli e Gissi i pazienti arrivano davvero alla spicciolata. Colpiscono, invece, le affluenze numerose da Pescara, 3375 accessi nel 2011, ma anche da Montesilvano o Pianella. La Asl di Pescara in generale pesa per circa un terzo sul totale degli accessi al pronto soccorso teatino.
«I luoghi di provenienza sono costanti nel tempo», dice Di Felice, «ci sono però aspetti che suggeriscono ulteriori azioni. Il fatto che l'età media di chi viene ricoverato tra gli adulti è di 73 anni depone a favore di maggiori spazi per l'utenza anziana ma anche per risposte assistenziali su percorsi di intensità di cura, ciò che sta mettendo in campo la nostra Asl, che ottimizzano risorse umane e di spazio a disposizione, indirizzando i pazienti con stesse esigenze cliniche e assistenziali in medesime aree di degenza. Per il pronto soccorso, poi, così come per l'Osservazione breve, con il varo della nuova palazzina di cardiochirurgia ci saranno maggiori spazi, più idonei al flusso di utenza registrato negli anni».
Altro aspetto è quello dei bambini. Francesco Chiarelli, direttore della clinica pediatrica, conferma che almeno un 20-25 per cento dei piccoli che arrivano nella sua clinica potrebbe essere trattato nel territorio. «Stiamo cercando di sviluppare una rete di collegamento informatico tra reparto e pediatri di base», dice il professore, «per controllare maggiormente i flussi dei pazienti, ma tra le azioni che potrebbero aiutare a ridurre i ricoveri c'è anche quella della guardia pediatrica attiva sul territorio, soprattutto nel fine settimana, quando registriamo picchi di affluenza in ospedale. Rimane che in questa Regione non ancora di tiene conto dei flussi di pazienti sui singoli reparti e nei diversi nosocomi, per valorizzare, fornendo risorse umane, tecniche e di spazio a chi è terminale abituale dei pazienti, e ridimensionando, invece, quelle strutture che non lo sono».
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