Di Nunzio: «Sono innocente L’audio con le grida d’aiuto? Non è la voce di mia moglie»
L’arrestato risponde in carcere per un’ora e mezza alle domande del giudice L’avvocato chiede la scarcerazione, è scontato il parere negativo della procura
LANCIANO. «L’ispettore Di Nunzio si è mostrato molto collaborativo e preciso nel rispondere alle domande di Gip e procuratori. Ha ribadito la sua versione, che è la medesima da un anno e mezzo. Siamo fiduciosi». Si mostra ottimista l’avvocato Silvia De Santis all’uscita dal supercarcere di Villa Stanazzo, dove ieri mattina si è svolto l’interrogatorio di garanzia di Aldo Rodolfo Di Nunzio, 71 anni, accusato di aver strangolato in casa la moglie Annamaria D’Eliseo, 60 anni, e di averne inscenato il suicidio. L’ex ispettore dei vigili del fuoco, in carcere da giovedì, non si è sottratto alle domande del giudice per le indagini preliminari Massimo Canosa. All’interrogatorio, durato circa un’ora e mezza, erano presenti anche il procuratore capo Mirvana Di Serio e il sostituto Fabiana Rapino, che hanno firmato la richiesta di misura cautelare.
A 18 mesi dalla morte della collaboratrice scolastica, avvenuta il 15 luglio 2022 nel garage-cantina della sua abitazione in via Iconicella, per il marito della vittima si sono spalancate le porte del carcere. «Si è mostrato molto collaborativo come ha sempre fatto nell’ultimo anno e mezzo», riferisce il legale, che ha già assistito Di Nunzio davanti al tribunale del Riesame dell’Aquila (in occasione dell’appello sul rigetto della prima richiesta di applicazione di custodia cautelare), «collaborativo e molto preciso nel dare le sue risposte alle domande che gli sono state fatte sia dal giudice sia dai procuratori. Respinge tutte le accuse, ha raccontato la sua versione che è la medesima da quando è iniziata questa vicenda, l’ispettore Di Nunzio non ha mai vacillato».
L’interrogatorio si sarebbe focalizzato sul nuovo elemento acquisito dalla procura e dai carabinieri del Norm di Lanciano, guidati dal maggiore Giuseppe Nestola, nel corso dei recenti sviluppi dell’attività investigativa, ovvero la registrazione audio-video, fatta dalle telecamere esterne della casa di via Iconicella, in cui sarebbero impressi gli ultimi istanti di vita di Annamaria e le sue grida d’aiuto: «No, lasciami, no. Lasciami». Di Nunzio avrebbe giustificato quel terribile audio dichiarando al giudice che non si tratterebbe della voce della moglie. «Al momento il nuovo elemento d’indagine è solo questo audio», conferma l’avvocato De Santis, «preferisco non entrare nel merito di quella che è stata la risposta del mio assistito, che non ha avuto alcuna esitazione. L’argomento sarà sviscerato in sede di processo. Ho chiesto l’immediata scarcerazione o, in subordine, una misura meno afflittiva. Il giudice si è riservato la decisione. Aspettiamo l’esito, ma siamo fiduciosi che la magistratura faccia il suo dovere».
Il giudice Canosa potrebbe sciogliere la riserva in mattinata, ma appare scontato il parere negativo della procura. L’avvocato De Santis parla anche delle condizioni di salute del 71enne indagato: «È molto provato, ma non sta bene neanche fisicamente», spiega il legale, «accusa molti dolori anche perché soffre di artrite reumatoide. Sente molto freddo e questo si ripercuote anche sulla patologia». Infine fa una precisazione su alcune critiche che le sarebbero state mosse per l’incarico: «In molti in questi giorni si sono domandati come mai una donna, in questo particolare momento storico, stia difendendo un uomo che appare essere l’omicida della moglie», dichiara, «ritengo che viviamo in un sistema garantista, dove il diritto alla difesa e al giusto processo non deve e non può essere negato a nessuno. Quindi il fatto che io sia una donna è assolutamente irrilevante».
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A 18 mesi dalla morte della collaboratrice scolastica, avvenuta il 15 luglio 2022 nel garage-cantina della sua abitazione in via Iconicella, per il marito della vittima si sono spalancate le porte del carcere. «Si è mostrato molto collaborativo come ha sempre fatto nell’ultimo anno e mezzo», riferisce il legale, che ha già assistito Di Nunzio davanti al tribunale del Riesame dell’Aquila (in occasione dell’appello sul rigetto della prima richiesta di applicazione di custodia cautelare), «collaborativo e molto preciso nel dare le sue risposte alle domande che gli sono state fatte sia dal giudice sia dai procuratori. Respinge tutte le accuse, ha raccontato la sua versione che è la medesima da quando è iniziata questa vicenda, l’ispettore Di Nunzio non ha mai vacillato».
L’interrogatorio si sarebbe focalizzato sul nuovo elemento acquisito dalla procura e dai carabinieri del Norm di Lanciano, guidati dal maggiore Giuseppe Nestola, nel corso dei recenti sviluppi dell’attività investigativa, ovvero la registrazione audio-video, fatta dalle telecamere esterne della casa di via Iconicella, in cui sarebbero impressi gli ultimi istanti di vita di Annamaria e le sue grida d’aiuto: «No, lasciami, no. Lasciami». Di Nunzio avrebbe giustificato quel terribile audio dichiarando al giudice che non si tratterebbe della voce della moglie. «Al momento il nuovo elemento d’indagine è solo questo audio», conferma l’avvocato De Santis, «preferisco non entrare nel merito di quella che è stata la risposta del mio assistito, che non ha avuto alcuna esitazione. L’argomento sarà sviscerato in sede di processo. Ho chiesto l’immediata scarcerazione o, in subordine, una misura meno afflittiva. Il giudice si è riservato la decisione. Aspettiamo l’esito, ma siamo fiduciosi che la magistratura faccia il suo dovere».
Il giudice Canosa potrebbe sciogliere la riserva in mattinata, ma appare scontato il parere negativo della procura. L’avvocato De Santis parla anche delle condizioni di salute del 71enne indagato: «È molto provato, ma non sta bene neanche fisicamente», spiega il legale, «accusa molti dolori anche perché soffre di artrite reumatoide. Sente molto freddo e questo si ripercuote anche sulla patologia». Infine fa una precisazione su alcune critiche che le sarebbero state mosse per l’incarico: «In molti in questi giorni si sono domandati come mai una donna, in questo particolare momento storico, stia difendendo un uomo che appare essere l’omicida della moglie», dichiara, «ritengo che viviamo in un sistema garantista, dove il diritto alla difesa e al giusto processo non deve e non può essere negato a nessuno. Quindi il fatto che io sia una donna è assolutamente irrilevante».
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