LANCIANO
Dipendenti comunali "sotto dittatura", la denuncia dei sindacati
La rappresentanza sindacale unitaria chiede di mettere uno stop "all’atteggiamento vessatorio e le parole denigratorie di soggetti apicali verso il personale"
LANCIANO. Sindacati sul piede di guerra al Comune di Lanciano a causa di "molteplici episodi di malessere organizzativo", con "un clima lavorativo rigido che reprime iniziative e comportamenti spontanei dei dipendenti che in molte circostanze versano in condizioni di “terrore” e violenza psicologica".
La rappresentanza sindacale unitaria con il portavoce Massimiliano Perretti scrive all'Anac (Autorità nazionale anticorruzione), al Dipartimento dovernativo della Funzione pubblica, alla consigliera di parità della regione, all'ufficio mobbing della Asl, al sindaco Filippo Paolini, alla sua giunta e alla segretaria generale Mariella Colaiezzi.
La rappresentanza sindacale dice di riscontrare "numerosi casi sottoposti all’Ufficio Procedimenti disciplinari (organo monocratico e solo da un anno collegiale) su iniziativa di qualche dirigente e titolare di posizione organizzativa. Nel passato le controversie si risolvevano con intenzioni costruttive basate sul chiarimento verbale e su soluzioni condivise con il dipendente allo scopo di salvaguardare i rapporti umani in primis e poi professionali. Negli ultimi anni, invece, la costituzione di procedimenti disciplinari a carico dei dipendenti è diventata prassi anche per ammonire uno stato d’animo o una parola detta di troppo".
Molti dei procedimenti disciplinari sono stati poi archiviati "perché futili", dice al rsu, "i dipendenti versano in un costante stato di agitazione, stress psicologico e malessere nell’ambiente di lavoro tanto da ingenerare paura di commettere un’azione sbagliata, aggravata dall’atteggiamento ostile dei soggetti apicali, come ad esempio negare ai dipendenti colloqui chiarificatori arrivando anche a togliere il saluto, negare ai dipendenti di rapportarsi con altri colleghi, negare ai dipendenti di accedere in uffici e spazi comuni, impedire ai dipendenti la condivisione, nell’ora di pausa, di un pasto insieme".
La rsu riporta una frase che sarebbe stata detta durante una riunione per cui il personale è stato definito “carne umana scadente”. In altra occasione qualcuno si sarebbe rivolto ai dipendenti dicendo: “Siete sotto dittatura”. La rsu chiede dunque che venga corretto "l’atteggiamento vessatorio e le parole denigratorie di soggetti apicali verso il personale dipendente". Altra richiesta è la rotazione dei dirigenti come revisto dalla normativa vigente.
"Chiediamo concretamente", si legge nella lettera, "che si attivino misure atte a eliminare definitivamente malumore, violenza psicologica, offese gratuite, atti vessatori e persecutori che, (gran parte dei dipendenti subiscono e hanno subito solo per valutazioni irrazionali del proprio datore di lavoro), permetterebbero una migliore vivibilità ambientale, benessere psicofisico e lavorativo contribuendo ad una serena e quindi efficiente attività lavorativa. Bisogna attivare un’attenta analisi verso quelle figure apicali che adottano tali comportamenti e metodi di gestione inammissibili in un ambiente di lavoro. Una elevata qualifica professionale o dirigenziale non è, sempre, sinonimo di distinta capacità gestionale e relazionale".