Divorati 400 ettari dalle fiamme
Primo bilancio dopo tre giorni. E restano accesi i focolai
SCHIAVI D’ABRUZZO. Sono più di 400 gli ettari di bosco distrutti dall’incendio che da sabato scorso tiene impegnati vigili del fuoco, Forestale e volontari della Protezione civile nell’Alto vastese. Ieri mattina la montagna ha ripreso a bruciare. Decine di focolai “sotterranei”, alimentati dallo scirocco e dalla temperatura torrida che ha raggiunto 42 gradi, si sono riaccesi. La lingua di fuoco è arrivata a lambire la pineta di San Giovanni Lipioni e contrada Vallone Caccavone nel comune di Celenza sul Trigno. A Schiavi d’Abruzzo il fuoco ha lambito le abitazioni di contrada Taverna e la vallata denominata “Lago di Fano”. Molte delle zone in fiamme sono impervie e difficili da raggiungere da terra.
«Avremmo avuto bisogno di più mezzi aerei», hanno protestato i volontari. La richiesta era stata fatta al ministero dal corpo forestale, ma il divampare di altri incendi in tutto il centro-sud d’Italia ha reso impossibile il dirottamento di più Canadair sul Vastese. Anche ieri sono stati effettuati una trentina di lanci di acqua per un totale di oltre 240mila litri. «Se non cessa lo scirocco e la temperatura non si abbassa, l’emergenza può durare ancora molti giorni», affermano alla Protezione civile. Le fiamme sono tornate a minacciare la Fondovalle del Trigno e gli abitanti delle periferia di San Giovanni Lipioni al confine con Torrebruna. Il fuoco ha divorato parte della pineta e del bosco che delimita la località “Terre” di San Giovanni sul colle Vernone. Alle 4 del mattino aveva ripreso a bruciare anche la campagna di Schiavi. Il focolaio che ha fatto riaccenderre l’incendio è partito dalla pineta. Spinte dal vento le fiamme sono avanzate rapidamente. «Gli incendi che si stanno riaccendendo sono tutti provocati da fenomeni di autocombustione», sostengono i vigili del fuoco e il corpo forestale. L’origine del disastro ambientale cominciato sabato mattina resta però misteriosa e la presenza fra i resti anneriti della vegetazione di spugne intrise di olio conferma l’azione sconsiderata di qualche piromane.
«Non sarebbe la prima volta», commenta il presidente della Comunità montana dell’Alto vastese, Luciano Piluso. «ricordo che anni fa una persona con disturbi psichici aveva distrutto centinaia di ettari di bosco del Vastese. Lo stesso è avvenuto nel 2000». In passato il Corpo forestale ha denunciato diversi piromani. Alcuni agivano per favorire il disboscamento dei monti. «Questa volta chi ha agito e perchè è da scoprire», insistono gli investigatori. I carabinieri non escludono che qualche agricoltore impegnato a bruciare le stoppie non sia riuscito a tenere sotto controllo il fuoco. Le raffiche di vento avrebbero fatto il resto. In aiuto dei vigiIi del fuoco di Vasto sono dovuti intervenire i colleghi di Gissi, Atessa, Lanciano, Ortona, Chieti e dal Molise sono arrivati gli uomini dal distaccamento di Agnone. A Vasto infatti l’organico è ridotto all’osso. Le chiamate al 115, quando la squadra è impegnata, sono dirottate su Chieti. Una situazione paradossale che il responsabile sindacale di Uil-Pa, Donato D’Arcangelo, torna a denunciare.
«Avremmo avuto bisogno di più mezzi aerei», hanno protestato i volontari. La richiesta era stata fatta al ministero dal corpo forestale, ma il divampare di altri incendi in tutto il centro-sud d’Italia ha reso impossibile il dirottamento di più Canadair sul Vastese. Anche ieri sono stati effettuati una trentina di lanci di acqua per un totale di oltre 240mila litri. «Se non cessa lo scirocco e la temperatura non si abbassa, l’emergenza può durare ancora molti giorni», affermano alla Protezione civile. Le fiamme sono tornate a minacciare la Fondovalle del Trigno e gli abitanti delle periferia di San Giovanni Lipioni al confine con Torrebruna. Il fuoco ha divorato parte della pineta e del bosco che delimita la località “Terre” di San Giovanni sul colle Vernone. Alle 4 del mattino aveva ripreso a bruciare anche la campagna di Schiavi. Il focolaio che ha fatto riaccenderre l’incendio è partito dalla pineta. Spinte dal vento le fiamme sono avanzate rapidamente. «Gli incendi che si stanno riaccendendo sono tutti provocati da fenomeni di autocombustione», sostengono i vigili del fuoco e il corpo forestale. L’origine del disastro ambientale cominciato sabato mattina resta però misteriosa e la presenza fra i resti anneriti della vegetazione di spugne intrise di olio conferma l’azione sconsiderata di qualche piromane.
«Non sarebbe la prima volta», commenta il presidente della Comunità montana dell’Alto vastese, Luciano Piluso. «ricordo che anni fa una persona con disturbi psichici aveva distrutto centinaia di ettari di bosco del Vastese. Lo stesso è avvenuto nel 2000». In passato il Corpo forestale ha denunciato diversi piromani. Alcuni agivano per favorire il disboscamento dei monti. «Questa volta chi ha agito e perchè è da scoprire», insistono gli investigatori. I carabinieri non escludono che qualche agricoltore impegnato a bruciare le stoppie non sia riuscito a tenere sotto controllo il fuoco. Le raffiche di vento avrebbero fatto il resto. In aiuto dei vigiIi del fuoco di Vasto sono dovuti intervenire i colleghi di Gissi, Atessa, Lanciano, Ortona, Chieti e dal Molise sono arrivati gli uomini dal distaccamento di Agnone. A Vasto infatti l’organico è ridotto all’osso. Le chiamate al 115, quando la squadra è impegnata, sono dirottate su Chieti. Una situazione paradossale che il responsabile sindacale di Uil-Pa, Donato D’Arcangelo, torna a denunciare.