Esami facili alla D'Annunzio, Bonetta indagato con altri sei
L’inchiesta punta su una sola laurea. Disposta la perizia sulla firma del preside che resta candidato per D’Alfonso
CHIETI. Sette indagati eccellenti per una laurea. Una sola. E’ appena un tassello dell’inchiesta l’avviso di garanzia a Gaetano Bonetta, preside alla D’Annunzio e candidato alle regionali per una civica che appoggia Luciano D’Alfonso. Il docente non si tira indietro: rimane capolista di “Valore Abruzzo”. Lo ha dichiarato due giorni fa al Centro, lo ha ribadito ieri inviando un’intervento politico-elettorale sul caso del Mario Negri Sud e lo ha confermato D’Alfonso.
A venti giorni dalle elezioni, Bonetta dice di aver fiducia nella procura di Chieti. Ma, soprattutto, nega che la firma al centro dell’inchiesta sia la sua. Difeso dall’avvocato Augusto La Morgia, il direttore del dipartimento di scienze filosofiche è pedagogiche si è sottoposto, due giorni fa, a perizia calligrafica. I finanzieri, delegati dal pm, Marika Ponziani e coordinati dal colonnello, Domenico Pellecchia, gli hanno chiesto di firmare un foglio in bianco per confrontare la sua grafia con quella della firma a suo nome trovata un atto sequestrato alla segreteria dell’Università. Bonetta dice che è una pessima imitazione: un’evidente contraffazione. Lo hanno voluto incastrare? E perché? L’atto sequestrato è il documento con cui la commissione crediti trasmetteva, in segreteria, i crediti attribuiti a tre studenti, anzi tre laureandi, iscritti al dipartimento di Bonetta. Tra questi compariva il nome di una funzionaria della D’Annunzio che svolge le mansioni di segretaria del direttore Filippo Del Vecchio. Sull’atto in mano alla Finanza compare un numero: 162 crediti. Troppi sostiene l’accusa. Ma quei crediti furono, in un secondo momento, ridotti a 82. Ma, sempre per l’accusa, erano ancora troppi. Sotto la lente d’ingrandimento della Finanza sono così finiti sei personaggi, oltre a Bonetta. Tra questi spunta il nome di un docente già interrogato su un esame sospetto non per il voto ma per il giorno in cui sarebbe stato sostenuto. Così come anche le posizioni di una dirigente amministrativa, di un componente della commissione crediti e di un’altra segretaria, sono sott’esame della procura. Ma siamo ancora a livello di ipotesi che passano però attraverso la perizia calligrafica sulla firma di Bonetta.
I piani sono diversi: con l’inchiesta la politica non c’entra nulla se non per gli effetti alla vigilia del voto che non si sono fatti attendere. E’ un j’accuse quello lanciato ieri dal candidato della lista "Un'Altra Regione con Acerbo", Enrico Raimondi, che ironico e sferzante dichiara: «La coalizione di "centrodestra" guidata da D'Alfonso dopo lo scandalo delle firme dei morti si arricchisce di un nuovo capitolo con l'avviso di garanzia al professor Gaetano Bonetta, ex componente del cda del Teatro Marrucino - nominato dall'attuale sindaco di Chieti (Nuovo Centro Destra) e oggi candidato in una lista civica a sostegno di D'Alfonso. Secondo il codice etico, alla luce di quanto innanzi, il Pd e l'intero centrosinistra dovrebbe pretendere un passo indietro del prof Bonetta, anche in ragione del fatto che questa vicenda che afferisce al ruolo istituzionale dello stesso Bonetta, su cui la magistratura sarà chiamata a esprimersi, potrebbe portare tra qualche mese alla sua decadenza qualora fosse eletto. Ma nel centrosinistra nessuno avrà il coraggio di protestare per questa vicenda. Prevale la logica di vincere ad ogni costo, basti pensare alle civiche di D'Alfonso zeppe di candidati provenienti dal centro destra».