<strong>Progetto In.Te</strong>. Il 12 ottobre conferenza di servizi e incontro del comitato paritetico

Ex Burgo, prova della verità

Lavoratori preoccupati: ad aprile 2011 tutti in mobilità

CHIETI. Progetto In.Te alla prova della verità. Il 12 ottobre al centro Dama, sede del patto territoriale Chietino-ortonese, si terranno la conferenza dei servizi, andata deserta poco tempo fa per il Comune non ha convocato gli enti e la seduta del comitato paritetico. La prima deve dare il via alla caratterizzazione del suolo per l'insediamento delle aziende, la second per concretizzare a breve il progetto.

A oltre due anni dalla chiusura della cartiera, area in cui In.Te progetta, ancora solo su carta, nuova vita produttiva con mille impiegati, l'unica certezza sono 153 lavoratori ancora senza futuro occupazionale. Ed è qui che sedimenta preoccupazione.  «Ad aprile 2011», dice Giancamillo Marrone, Rsu-Uil, «la cassa integrazione in deroga finirà e andremo tutti in mobilità. Se non si fanno passi concreti, sarà difficile chiedere una nuova deroga».  Il progettista teatino Domenico Merlino, padre del disegno industriale che prevede la ricollocazione di tutti gli ex Burgo, non s'arrende.

Continua a cercare fondi pubblici a Roma e smentisce il ritiro di Eurospin. L'ipotesi del centro di smistamento su 34 mila metri quadrati per 300 dipendenti, tra cui almeno una cinquantina di ex Burgo, rimane. «Non mi risulta che Eurospin voglia darsi indietro», dice Merlino, «deve rimanere, comunque, il progetto originario e quindi essere modificata anche la legge regionale sui vincoli di insediamento in quell'area».  Ma va soddisfatta anche la richiesta del sindaco Umberto Di Primio di uno svincolo diretto asse attrezzato-Eurospin, che eviti il passaggio dei camion su via Piaggio. «E' pronta una soluzione progettuale», rassicura subito Merlino, per poi frenare in un: «tra autorizzazioni dell'Anas e il resto occorrono almeno 4 o 5 anni per realizzarla». 

Un groviglio di aspetti ancora da risolvere fanno tremare i lavoratori, che ad aprile del prossimo anno vanno in mobilità. La ricollocazione è quella che li ha incoraggiati a scelte difficili negli ultimi anni e ha fatto da motivo conduttore dell'accordo di programma su In.Te.  «I lavoratori», ricorda chiaramente l'Rsu, «hanno accettato il progetto di riconversione, preceduto dallo smantellamento dello stabilimento che non si poteva fare senza il loro consenso, in vista della ricollocazione, come da accordi sottoscritti nei tavoli istituzionali.

Anche il permesso alla demolizione, concesso» dall'ex giunta Ricci, «era subordinato alla garanzia della ricollocazione. Il progetto In.Te. comporta sforzi per la collettività con dispendio di risorse pubbliche e sacrifici per i lavoratori. Se non finalizzati allo scopo ricollocativo concordato, potrebbero portare ad azioni che allo stato attuale nessuno vorrebbe intraprendere».

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