Ex Golden Lady, appello al Papa

Gissi, i lavoratori: «Ci faremo dare appoggio alla nostra vertenza e benedizione»

GISSI. Chiedono la solidarietà di Papa Francesco i lavoratori della Golden Lady, disoccupati per la seconda volta dopo il fallimento della riconversione della loro ex fabbrica. Sono pronti ad andare a Roma mentre i sindacati tornano a scuotere le istituzioni per riuscire a trovare nuovi impreditori disposti ad investire in Val Sinello.

Ieri mattina davanti alla fabbrica di contrada Terzi, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil hanno riassunto ai lavoratori l’esito dell’incontro romano di giovedi scorso. Golden Lady si è detta parte lesa nella vicenda perché, a suo dire, non avrebbe ricevuto nè l’affito del capannone nè il pagamento delle utenze. L’ex calzificio ha accettato l’avvio di una nuova procedura di riconversione della ex fabbrica di calze della Val Sinello. Ma i tempi sono stretti. Fra un anno termina la mobilità.

«Tutti devono fare la loro parte: Comune, Provincia, Regione. Non c’è tempo da perdere», hanno ripetuto Giuseppe Rucci (Cgil), Franco Zerra (Cisl) e Arnaldo Schioppa (Uil). La disponibilità del responsabile delle risorse umane di Golden Lady, Federico Destro, è stata ribadita al ministero dello Sviluppo economico.

La Wollo (che si è occupata della precedente riconversione) ha riavviato le consultazioni. Il sottosegretario Giovanni Legnini ha garantito il suo impegno. Così pure l’assessore regionale al lavoro Paolo Gatti e il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio.

Golden Lady cercherà di far liberare prima possibile il capannone ora occupato da Silda Invest e New Trade per poter ripartire con nuovi insediamenti affidati a industriali disposti a investire in Val Sinello e a rioccupare più di 300 lavoratori. È una lotta contro il tempo.

«L’importante è ricevere garazie», hanno ribadito i lavoratori. Che cosa non abbia funzionato nella precedente riconversione sarà la magistratura a chiarirlo. In tribunale sono arrivati ben tre esposti. L’auspicio di tutti è che la vicenda serva da esperienza.

Alla luce dei sacrifici che hanno fatto i lavoratori e del ruolo determinante avuto nella vicenda, ogni decisione sarà presa dopo aver valutato il loro consenso e dopo una opportuna consultazione.

E dopo due mesi di presidi i lavoratori intendono andare da Papa Francesco. «Siamo certi che ci darà il suo appoggio e la sua benedizione», dicono. (p.c.)

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