Fallimento Metalpresse di Atessa Gli amministratori rinviati a giudizio

LANCIANO. Dovranno spiegare dove sono finiti 727.617 euro di beni strumentali che, secondo l’accusa, avrebbero distratto dalla Metalpresse fondiaria srl, società di componentistica meccanica del gruppo Cologni di Bergamo che ha operato ad Atessa fino al fallimento nel luglio 2010, di cui sono stati amministratori unici pro tempore, Stefano Giovanni Cologni, 47 anni, di Canonica D’Adda, e Adriano Rovelli, 75 anni, di Milano. Lo faranno davanti ai giudici del tribunale il 22 maggio dopo il rinvio a giudizio deciso in udienza preliminare dal giudice Flavia Grilli.

Cologni oltre alla bancarotta deve rispondere anche di omesso versamento dell’Iva per altri 169 mila euro. La Metalpresse, che contava 80 dipendenti e produceva per le aziende Honeywell, Dayco e Brembo, era in affanno dal 2008 ma la chiusura, con sentenza di fallimento del tribunale frentano, è arrivata il 14 luglio 2010. Ed è al 2010 che risale l’accusa della presunta distrazione di beni, in particolare macchinari, dal valore di oltre 727 mila euro da parte dei due ex amministratori.

«Stefano Giovanni Cologni, quale amministratore unico pro tempore dal 25 novembre 2008 della società Metalpresse fondiaria con sede legale ad Atessa dichiarata fallita dal tribunale di Lanciano il 14 luglio 2010 e Adriano Rovelli quale amministratore unico liquidatore dal 28 dicembre 2009 al 17 luglio 2010 al fine di arrecare pregiudizio ai creditori», sostiene l’accusa, «distraevano beni strumentali inseriti in contabilità e non rinvenuti in sede di inventario per 727.617euro nonchè la somma di 1.835 euro presente al conto cassa e mai versato alla curatela il 14 luglio 2010».

Cologni sempre in qualità di amministratore unico per tempore, deve rispondere anche di omesso versamento dell’Iva per il 2007, per 169 mila euro.

Teresa Di Rocco

©RIPRODUZIONE RISERVATA