Fallisce il Gruppo Valsinello 75 dipendenti senza lavoro
Gissi, dopo due anni e mezzo si arrende il sodalizio tra cinque aziende nato per superare la crisi I sindacati: «Ora la cassa integrazione o la mobilità». Sciopero alla Arkema e proteste alla Tyco
GISSI. Il Gruppo Valsinello è fallito. La fusione di cinque aziende in una non è bastata a salvare l’azienda e il lavoro per 75 dipendenti. Senza la fiducia delle banche e di conseguenza la necessaria liquidità, il gruppo non è riuscito ad andare avanti. La dichiarazione di fallimento è stata fatta lunedì dal giudice Elio Bongrazio. Il curatore fallimentare che si occuperà della procedura è il dottore Antonio Cuculo. «I sindacati lo hanno contattato», dicono Mario Codagnone (Cgil) e Primiano Biscotti (Cisl), «per ottenere al più presto la Cig post-fallimento o la mobilità per i lavoratori». Solo due giorni fa era stata annunciata la chiusura della Arkema. E a Piana Sant’Angelo la Uil fa scoppiare il caso Tyco.
Gruppo Valsinello. È durata trenta mesi la speranza dei 75 lavoratori del gruppo Valsinello. Quando il 3 dicembre 2010 la Valsinello srl si fuse alla Teknolamiere srl e all’Automotive G.M., contestualmente alla liquidazione volontaria delle società Leomar e Valsinello Group, nessuno immaginava un epilogo così triste. «Gli istituti di credito non hanno concesso l’ossigeno necessario a far vivere la nuova società», accusano Mario Codagnone e Primiano Biscotti. «Le istituzioni, sorde e cieche continuano a far finta di niente mentre l’area industriale della Val Sinello sta morendo». Domani c’è un’assemblea con i lavoratori per calcolare l’ammontare del credito vantato e programmare il futuro. Da qualche tempo è sorta a Gissi la Valtech, azienda che dà lavoro a 20 persone. «Valuteremo se con contratti in affitto potranno essere riassorbiti dalla Valtech almeno alcuni dei lavoratori Valsinello. La situazione è drammatica», concludono i sindacati.
Arkema. Intanto ieri hanno incrociato le braccia per 4 ore i lavoratori della Arkema Coatings Resins. Il 6 marzo la proprietà ha comunicato la volontà di riorganizzarsi aprendo una procedura di mobilità per i 17 dipendenti. Nonostante le sollecitazioni l’azienda non ha fornito alcun dettaglio sul futuro della fabbrica di Gissi. I lavoratori ieri hanno organizzato un sit-in davanti ai cancelli.
Tyco. È pittosto teso anche il clima alla Tyco di Piana Sant’Angelo (200 lavoratori). Arnaldo Schioppa, segretario provinciale della Uil, lancia l’allarme. «Da più di un anno siamo molto preoccupati», dice Schioppa. «Qualche giorno fa si è dimesso un dipendente con alta professionalità e un'’altra dipendente con contratto di somministrazione in scadenza ha chiesto inutilmente di poter parlare con i responsabili del personale. In barba alla tutela dell’occupazione femminile. Invitiamo la società a trovare subito una soluzione altrimenti si prenderà la responsabilità di aver depauperato le potenzialità di uno stabilimento che solo due anni fa prevedeva il raddoppio della capacità produttiva», conclude Schioppa. (p.c.)
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