Falsi sfollati ai domiciliari in hotel
La polizia: hanno mantenuto 5 case in affitto per la prostituzione
VASTO. Falsi terremotati per trascorrere a spese dello Stato gli arresti domiciliari in un albergo della città e mantenere invece in affitto cinque appartamenti dove la polizia presume che continuassero a portare avanti l’attività di sfruttamento delle prostituzione. Con questa accusa sono scattate le denunce nei confronti di tre donne e un uomo, già arrestati a luglio.
I falsi terremotati sono ora sospettati di aver truffato lo Stato in quanto si sono spacciati per sfollati dell’Aquila e, in quanto tali, hanno alloggiato gratis in hotel quando invece dalla indagini è emerso che avessero la disponibilità di 5 appartamenti tra Vasto e San Salvo. Per D.C.P., 40 anni, il figlio F.P.C., 21, C.R.R.S., 20, tutti domenicani e C.G., 21, di origine veneta, tutti residenti a Montebelluna (Treviso), ma domiciliati all’Aquila, si tratta del secondo reato contestato dopo quello di sfruttamento della prostituzione di ragazze sudamericane. A luglio gli indagati ottennero i domiciliari. Ma non in casa. «Sfruttando la condizione di terremotati, hanno usufruito a spese dello Stato della sistemazione in un albergo della Marina, nonostante la disponibilità dei 5 appartamenti: uno nel quartiere di San Michele, due in viale Dalmazia a Vasto marina e due a San Salvo marina», afferma il dirigente del commissariato, Cesare Ciammaichella.
La polizia ha spulciato documenti e ascoltato testimoni. «Le indagini hanno permesso di appurare che in realtà solo la ragazza italiana era realmente domiciliata all’Aquila, le altre due donne e il ragazzo da almeno sei mesi si erano trasferiti sulla riviera vastese e attraverso le agenzie immobiliari avevano affittato i cinque appartamenti tra Vasto e San Salvo», continua il dirigente. Dopo l’arresto non sarebbe stata fatta alcuna disdetta. I movimenti e la presenza a turno in quegli stessi appartamenti di molte giovani caraibiche ha portato la polizia ad ipotizzare che il quartetto avesse intenzione di proseguire l’attività di sfruttamento della prostituzione che li aveva condotto in carcere «Di sicuro i quattro denunciati non sono mai stati sfollati, disponevano di alloggi e quindi avrebbero potuto scontare i domiciliari negli appartamenti presi in affitto», sottolinea il vice questore.
La polizia è convinta che gli indagati siano una cellula di un’organizzazione molto più ampia e ramificata. «Stiamo cercando di scoprire gli intermediari: chi faceva da tramite fra Santo Domingo e Vasto e chi accompagnava le ragazze in Abruzzo. E ancora, chi si occupava di fornire alle giovani donne tutto il necessario, pagava affitti e bollette», afferma Ciammaichella. Nei prossimi giorni saranno ascoltati i titolari delle agenzie immobiliari che hanno affittato gli appartamenti- alcove, appartamenti che nel frattempo sono stati riconsegnati ai proprietari.
I falsi terremotati sono ora sospettati di aver truffato lo Stato in quanto si sono spacciati per sfollati dell’Aquila e, in quanto tali, hanno alloggiato gratis in hotel quando invece dalla indagini è emerso che avessero la disponibilità di 5 appartamenti tra Vasto e San Salvo. Per D.C.P., 40 anni, il figlio F.P.C., 21, C.R.R.S., 20, tutti domenicani e C.G., 21, di origine veneta, tutti residenti a Montebelluna (Treviso), ma domiciliati all’Aquila, si tratta del secondo reato contestato dopo quello di sfruttamento della prostituzione di ragazze sudamericane. A luglio gli indagati ottennero i domiciliari. Ma non in casa. «Sfruttando la condizione di terremotati, hanno usufruito a spese dello Stato della sistemazione in un albergo della Marina, nonostante la disponibilità dei 5 appartamenti: uno nel quartiere di San Michele, due in viale Dalmazia a Vasto marina e due a San Salvo marina», afferma il dirigente del commissariato, Cesare Ciammaichella.
La polizia ha spulciato documenti e ascoltato testimoni. «Le indagini hanno permesso di appurare che in realtà solo la ragazza italiana era realmente domiciliata all’Aquila, le altre due donne e il ragazzo da almeno sei mesi si erano trasferiti sulla riviera vastese e attraverso le agenzie immobiliari avevano affittato i cinque appartamenti tra Vasto e San Salvo», continua il dirigente. Dopo l’arresto non sarebbe stata fatta alcuna disdetta. I movimenti e la presenza a turno in quegli stessi appartamenti di molte giovani caraibiche ha portato la polizia ad ipotizzare che il quartetto avesse intenzione di proseguire l’attività di sfruttamento della prostituzione che li aveva condotto in carcere «Di sicuro i quattro denunciati non sono mai stati sfollati, disponevano di alloggi e quindi avrebbero potuto scontare i domiciliari negli appartamenti presi in affitto», sottolinea il vice questore.
La polizia è convinta che gli indagati siano una cellula di un’organizzazione molto più ampia e ramificata. «Stiamo cercando di scoprire gli intermediari: chi faceva da tramite fra Santo Domingo e Vasto e chi accompagnava le ragazze in Abruzzo. E ancora, chi si occupava di fornire alle giovani donne tutto il necessario, pagava affitti e bollette», afferma Ciammaichella. Nei prossimi giorni saranno ascoltati i titolari delle agenzie immobiliari che hanno affittato gli appartamenti- alcove, appartamenti che nel frattempo sono stati riconsegnati ai proprietari.