Fiat, sit-in degli operai di Melfi alla Sevel. FotoComizio davanti ai cancelli. Sciopero di un'ora

Ieri l'azienda torinese ha negato a Giovanni Barozzino e Antonio Lamorte l'ingresso nello stabilimento di Atessa (Chieti) del gruppo. I due si sono comunque presentati e, fuori dai cancelli dello stabilimento, hanno parlato agli operai Sevel

CHIETI. Gli operai Fiat licenziati e poi reintegrati dal giudice nello stabilimento di Melfi portano la loro battaglia in Abruzzo. Nel pomeriggio, Giovanni Barozzino e Antonio Lamorte, si sono presentati davanti allo stabilimento della Sevel di Atessa (Chieti), fabbrica in provincia di Chieti dove si produce il Ducato e dove oggi la Fiom ha tenuto due assemblee sindacale. Il gruppo Fiat ha negato ai due il permesso di partecipare all'incontro, e i due operai-sindacalisti hanno parlato agli operai, in sciopero per un'ora, davanti ai cancelli della fabbrica.

Insieme ai due operai di Melfi c'era il segretario Maurizio Landini. Barozzino e Lamorte hanno ricevuto la solidarietà dei metalmeccanici di Atessa. Per loro pacche sulle spalle e applausi (foto). "Bisogna andare avanti", hanno sottolineato. "Questo è un momento difficile, non possiamo cadere nelle provocazioni".

In mattinata i due lavoratori di Melfi hanno tenuto una conferenza stampa nella sede della Cgil di Pescara. Entrambi si sono aufurati che la Fiat non continui ad avere atteggiamenti negativi nei loro confronti. "Non c'é", ha detto Barozzino, "rivalsa nei loro confronti. Vogliamo il nostro posto di lavoro, e chiediamo - siccome la legge è uguale per tutti - che qualcuno ci dica perché non viene rispettata la sentenza emessa dal giudice".

Barozzino ha anche aggiunto: "La nostra dignità non la barattiamo con niente". Lamorte si è augurato che "le questioni del lavoro tornino al centro del dibattito politico. Stiamo aspettando che la politica si svegli e torni a parlare di lavoro".


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