File al Cup e negli ambulatori
L'ospedale scoppia. Pazienti appena operati in piedi nei corridoi
CHIETI. Attese interminabili al Cup, corridoi stracolmi negli ambulatori del 6ºo piano, pienone al pronto soccorso. Ancora disagi per i pazienti, ieri, al policlinico, dove l'assenza di posti letto dedicati al day surgery, ha costretto diversi degenti della patologia chirurgica a trascorrere il post intervento seduti o in piedi nei corridoi.
«Ho assistito direttamente alla scena», dice Andrea Gagliardi della Cgil funzione pubblica «non è possibile costringere chi ha problemi di salute a situazioni di questo genere. Non ci sono posti letto dedicati e c'è chi addirittura deve trascorrere il dopo intervento in piedi. La situazione non può che peggiorare con il riordino delle medicine e il calo, di fatto, dei posti letto a disposizione».
Il quadro dei disservizi s'allarga a macchia d'olio semplicemente girando tra corridoi, davanti agli ambulatori e alle stanze di degenza.
C'è il report puntuale delle barelle in corsia, con 2 in pneumologia, pediatria e semeiotica.
C'è poi la ressa di prima mattina al pronto soccorso, smaltita ma pronta a riemergere da un momento all'altro.
Fino a inciampare negli ambulatori del sesto livello, resi roventi dal caldo e dall'ammasso di pazienti in attesa, di tutte le età e in condizioni di salute non sempre adattabili al soggiorno forzato sulle sedioline rigide che sono state messe a disposizione.
C'è né anche qualcuno in carrozzella, come una giovane ragazza in fila mentre la terapia le scorre tra la fiala della flebo e il braccio.
«Vada al Cup, io ci sono appena stato», suggerisce un uomo al taccuino, «anche lì ci sono file. Scorrono lentissime, non è possibile».
Così ancora una volta, come spesso negli ultimi mesi, abbiamo trovato la sala del Centro unico di prenotazione pieno di utenti in attesa, rassegnati, e questo fa molta rabbia, ad una risposta sanitaria che viaggia lenta.
«Purtroppo la situazione al pronto soccorso, nel Cup e negli ambulatori non è nuova», dice Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, «se gli ambulatori che sono sul territorio e negli altri ospedali sono chiusi, è ovvio che i pazienti si debbano rivolgere in massa al Santissima Annunziata. Su questo ospedale gravita una domanda di salute enorme, da tutto l'Abruzzo e anche da fuori regione. E' ora di prevedere più personale e spazi per risolvere problemi ormai diventati cronici».
«Ho assistito direttamente alla scena», dice Andrea Gagliardi della Cgil funzione pubblica «non è possibile costringere chi ha problemi di salute a situazioni di questo genere. Non ci sono posti letto dedicati e c'è chi addirittura deve trascorrere il dopo intervento in piedi. La situazione non può che peggiorare con il riordino delle medicine e il calo, di fatto, dei posti letto a disposizione».
Il quadro dei disservizi s'allarga a macchia d'olio semplicemente girando tra corridoi, davanti agli ambulatori e alle stanze di degenza.
C'è il report puntuale delle barelle in corsia, con 2 in pneumologia, pediatria e semeiotica.
C'è poi la ressa di prima mattina al pronto soccorso, smaltita ma pronta a riemergere da un momento all'altro.
Fino a inciampare negli ambulatori del sesto livello, resi roventi dal caldo e dall'ammasso di pazienti in attesa, di tutte le età e in condizioni di salute non sempre adattabili al soggiorno forzato sulle sedioline rigide che sono state messe a disposizione.
C'è né anche qualcuno in carrozzella, come una giovane ragazza in fila mentre la terapia le scorre tra la fiala della flebo e il braccio.
«Vada al Cup, io ci sono appena stato», suggerisce un uomo al taccuino, «anche lì ci sono file. Scorrono lentissime, non è possibile».
Così ancora una volta, come spesso negli ultimi mesi, abbiamo trovato la sala del Centro unico di prenotazione pieno di utenti in attesa, rassegnati, e questo fa molta rabbia, ad una risposta sanitaria che viaggia lenta.
«Purtroppo la situazione al pronto soccorso, nel Cup e negli ambulatori non è nuova», dice Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, «se gli ambulatori che sono sul territorio e negli altri ospedali sono chiusi, è ovvio che i pazienti si debbano rivolgere in massa al Santissima Annunziata. Su questo ospedale gravita una domanda di salute enorme, da tutto l'Abruzzo e anche da fuori regione. E' ora di prevedere più personale e spazi per risolvere problemi ormai diventati cronici».
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