CHIETI
Filippo, più forte del fulmine «Voglio tornare a giocare a pallone con i miei amici»
Il ragazzino di 12 anni riceve la visita in ospedale di sindaco, assessori e vertici Asl «Adesso sto bene, grazie a tutti. Non vedo l’ora di riabbracciare i compagni»
PESCARA. Stringe forte il suo nuovo pallone. Lo rigira tra le mani, Filippo – 12 anni – se lo mangia con gli occhi, sogna di scagliarlo in porta. Non sa, piccolo campione, che il gol più bello lo ha già realizzato: ha sconfitto un fulmine, che cinque giorni fa ha tentato di atterrarlo al campo sportivo Celdit di Chieti Scalo mentre si allenava a calcio. Caspita Filippo: sei più forte di un fulmine. Quanti possono raccontare un’impresa simile? E ora eccolo sorridente, nel suo letto d’ospedale, al fianco di mamma Federica Troiano e papà Andrea D’Alessandro, incollati al loro bimbo e fieri di farsi fotografare con lui. A casa, ad aspettare il fratellino che batte anche i fulmini, c’è la sorella Aurora, 17 anni.
LA VISITA
È ancora un po’ disorientato e dice di non ricordare nulla di quel momento, ma alla vista di un pallone da calcio, la sua grande passione, gli occhi di Filippo tornano a brillare. Sono le 11 di ieri quando, nel reparto di Unità operativa complessa (Uoc) di pediatria dell’ospedale di Pescara, arrivano il sindaco Diego Ferrara, il vice Paolo De Cesare e l’assessore allo Sport Manuel Pantalone: fanno visita al giovanissimo calciatore e gli portano come regalo un pallone della squadra di calcio del Chieti. «Anche se sei milanista», scherza il sindaco mentre consegna il dono, «questo è per te. Io sono juventino, ma tu questa volta hai vinto». E Filippo, ancora nel suo lettino della terapia subintensiva, stringe forte il suo nuovo pallone. «Grazie a tutti», dice sorridente, «sto bene e appena potrò tornerò presto a giocare sul campo da calcio con i miei compagni». Al rientro ci saranno tante sorprese. «La società del Chieti», annuncia Pantalone, «lo attende per omaggiarlo con la maglia neroverde. Siamo molto emozionati: vogliamo esprimere la vicinanza della città al piccolo e alla sua famiglia, a testimonianza dell’affetto sia istituzionale che umano». Così, in una cameretta del reparto condivisa con altri due piccoli ricoverati, Filippo si ritrova davanti i rappresentanti della città; quella città che, in questi giorni, è rimasta con il fiato sospeso per le sue condizioni di salute, in attesa delle buone notizie. «Si vede che sei un ragazzino molto forte e in gamba», dice De Cesare durante la visita istituzionale alla quale partecipano anche il direttore amministrativo della Asl di Pescara Vero Michitelli, il primario di Pediatria Maurizio Aricò e quello di Terapia intensiva e anestesiologia Rosamaria Zocaro.
I GENITORI
Mamma Federica non ancora riesce a realizzare l’accaduto. Sono stati giorni di confusione, attese e pensieri. Ma ora è più tranquilla, dopo giorni vissuti appesi a un filo. Mercoledì scorso, il giorno dell’incidente, è accaduto quello che Federica definisce ora come «l’inizio di un incubo». Colpito da un fulmine, Filippo è entrato in emergenza in terapia intensiva, intubato e in coma farmacologico. Federica non ce l'ha fatta a vederlo così: ha preferito lasciare entrare in reparto il marito Andrea. Dopo una lunga notte, giovedì Filippo è stato estubato e risvegliato dal coma. Con coraggio, Federica è entrata a stringere la mano di suo figlio. «Sono stati attimi difficili, a tratti agghiaccianti», racconta ora la donna. Sono stati centinaia i messaggi di affetto rivolti a Filippo in questi giorni.
I RINGRAZIAMENTI
«Oggi voglio ringraziare tutti», continua Federica, «parenti e amici, tutto lo staff del River, conoscenti e non. Abbiamo sentito tutto il vostro affetto, il vostro calore, le vostre preghiere. Siamo stati sommersi da messaggi e chiamate, ho letto commenti da ogni parte d’Italia. Ho capito quanto bene ci volete e quanto avete preso a cuore la triste storia di Filippo». E poi il ringraziamento della mamma all’allenatore del River ’65, Gabriele Di Primio, di professione vigile del fuoco. «Ringrazio a cuore aperto colui che ha salvato per primo la vita a mio figlio», si commuove, «effettuando il massaggio cardiaco con tempestività e coraggio. Poi il personale del 118 di Chieti, velocissimo ad arrivare. Ringrazio tutti gli operatori della rianimazione dell’ospedale di Pescara che si sono occupati di mio figlio in questa situazione critica e quelli della pediatria, dove siamo ancora oggi: viziano Filippo con tutto ciò di cui ha bisogno. Spero di non aver dimenticato nessuno. Se l’ho fatto perdonatemi, ma col cuore ringrazio tutti». Filippo ha iniziato a giocare a pallone a 5 anni con la squadra del Minerva, poi è passato al River. «È una passione di famiglia», racconta il papà Andrea, «fin da quando era piccolo abbiamo giocato insieme a pallone, ci siamo visti le partite del Milan insieme e l’ho accompagnato allo stadio».
«PRESTO A CASA»
Il quadro clinico di Filippo sta migliorando di giorno in giorno e presto potrà tornare a casa. «Ci piace raccontare una storia a lieto fine», dice Aricò, «questo è un esempio di salute pubblica che ha funzionato in modo eccellente». È stato, infatti, tempestivo l’arrivo dell’ambulanza del 118 al campo sportivo del River. E decisivo il massaggio cardiaco eseguito all'istante dal suo allenatore. «Vogliamo mandare un forte abbraccio all’allenatore per la sua lucidità e forza». Un’altra buona notizia arriva nel pomeriggio, perché Filippo esce dalla terapia subintensiva e viene trasferito nel reparto di pediatria ordinaria, sempre a Pescara. «È terminata l’osservazione intensiva monitorata», conferma Aricò, «presto lascerà l’ospedale». E tornerà sul campo da calcio. Stavolta con un pallone speciale.
LA VISITA
È ancora un po’ disorientato e dice di non ricordare nulla di quel momento, ma alla vista di un pallone da calcio, la sua grande passione, gli occhi di Filippo tornano a brillare. Sono le 11 di ieri quando, nel reparto di Unità operativa complessa (Uoc) di pediatria dell’ospedale di Pescara, arrivano il sindaco Diego Ferrara, il vice Paolo De Cesare e l’assessore allo Sport Manuel Pantalone: fanno visita al giovanissimo calciatore e gli portano come regalo un pallone della squadra di calcio del Chieti. «Anche se sei milanista», scherza il sindaco mentre consegna il dono, «questo è per te. Io sono juventino, ma tu questa volta hai vinto». E Filippo, ancora nel suo lettino della terapia subintensiva, stringe forte il suo nuovo pallone. «Grazie a tutti», dice sorridente, «sto bene e appena potrò tornerò presto a giocare sul campo da calcio con i miei compagni». Al rientro ci saranno tante sorprese. «La società del Chieti», annuncia Pantalone, «lo attende per omaggiarlo con la maglia neroverde. Siamo molto emozionati: vogliamo esprimere la vicinanza della città al piccolo e alla sua famiglia, a testimonianza dell’affetto sia istituzionale che umano». Così, in una cameretta del reparto condivisa con altri due piccoli ricoverati, Filippo si ritrova davanti i rappresentanti della città; quella città che, in questi giorni, è rimasta con il fiato sospeso per le sue condizioni di salute, in attesa delle buone notizie. «Si vede che sei un ragazzino molto forte e in gamba», dice De Cesare durante la visita istituzionale alla quale partecipano anche il direttore amministrativo della Asl di Pescara Vero Michitelli, il primario di Pediatria Maurizio Aricò e quello di Terapia intensiva e anestesiologia Rosamaria Zocaro.
I GENITORI
Mamma Federica non ancora riesce a realizzare l’accaduto. Sono stati giorni di confusione, attese e pensieri. Ma ora è più tranquilla, dopo giorni vissuti appesi a un filo. Mercoledì scorso, il giorno dell’incidente, è accaduto quello che Federica definisce ora come «l’inizio di un incubo». Colpito da un fulmine, Filippo è entrato in emergenza in terapia intensiva, intubato e in coma farmacologico. Federica non ce l'ha fatta a vederlo così: ha preferito lasciare entrare in reparto il marito Andrea. Dopo una lunga notte, giovedì Filippo è stato estubato e risvegliato dal coma. Con coraggio, Federica è entrata a stringere la mano di suo figlio. «Sono stati attimi difficili, a tratti agghiaccianti», racconta ora la donna. Sono stati centinaia i messaggi di affetto rivolti a Filippo in questi giorni.
I RINGRAZIAMENTI
«Oggi voglio ringraziare tutti», continua Federica, «parenti e amici, tutto lo staff del River, conoscenti e non. Abbiamo sentito tutto il vostro affetto, il vostro calore, le vostre preghiere. Siamo stati sommersi da messaggi e chiamate, ho letto commenti da ogni parte d’Italia. Ho capito quanto bene ci volete e quanto avete preso a cuore la triste storia di Filippo». E poi il ringraziamento della mamma all’allenatore del River ’65, Gabriele Di Primio, di professione vigile del fuoco. «Ringrazio a cuore aperto colui che ha salvato per primo la vita a mio figlio», si commuove, «effettuando il massaggio cardiaco con tempestività e coraggio. Poi il personale del 118 di Chieti, velocissimo ad arrivare. Ringrazio tutti gli operatori della rianimazione dell’ospedale di Pescara che si sono occupati di mio figlio in questa situazione critica e quelli della pediatria, dove siamo ancora oggi: viziano Filippo con tutto ciò di cui ha bisogno. Spero di non aver dimenticato nessuno. Se l’ho fatto perdonatemi, ma col cuore ringrazio tutti». Filippo ha iniziato a giocare a pallone a 5 anni con la squadra del Minerva, poi è passato al River. «È una passione di famiglia», racconta il papà Andrea, «fin da quando era piccolo abbiamo giocato insieme a pallone, ci siamo visti le partite del Milan insieme e l’ho accompagnato allo stadio».
«PRESTO A CASA»
Il quadro clinico di Filippo sta migliorando di giorno in giorno e presto potrà tornare a casa. «Ci piace raccontare una storia a lieto fine», dice Aricò, «questo è un esempio di salute pubblica che ha funzionato in modo eccellente». È stato, infatti, tempestivo l’arrivo dell’ambulanza del 118 al campo sportivo del River. E decisivo il massaggio cardiaco eseguito all'istante dal suo allenatore. «Vogliamo mandare un forte abbraccio all’allenatore per la sua lucidità e forza». Un’altra buona notizia arriva nel pomeriggio, perché Filippo esce dalla terapia subintensiva e viene trasferito nel reparto di pediatria ordinaria, sempre a Pescara. «È terminata l’osservazione intensiva monitorata», conferma Aricò, «presto lascerà l’ospedale». E tornerà sul campo da calcio. Stavolta con un pallone speciale.