Fisioterapia, 300 studenti con diplomi falsi

La D’Annunzio blocca le lauree ma la maggior parte è già «dottore»

CHIETI. Si sono iscritti all’università D’Annunzio, alla facoltà di Fisioterapia, e la maggior parte di essi si è anche laureata, ma i diplomi per accedere al corso, erano falsi o falsificati. Lo ha accertato la sezione di polizia tributaria della Guardia di finanza. Trecento gli indagati, provenienti da tutta Italia, 43 sono abruzzesi, le cui abitazioni sono state perquisite, e altrettanti i diplomi sequestrati. L’operazione, considerata la materia, è stata denominata ironicamente «Honoris causa». Il blitz, di fronte al quale qualcuno degli indagati ha reagito negando o addirittura cercando di nascondere il diploma, è iniziato lo scorso giovedì e ha impegnato per tutto il week end 165 reparti delle fiamme gialle.

Le indagini però sono cominciate nei primi mesi del 2006. A coordinarle la sostituto procuratore Lucia Anna Campo. Si parla di falso materiale e falso ideologico. Non ancora di truffa, anche perché l’inchiesta è tuttora in corso. Il colonnello Gioacchino Angeloni e il maggiore Catello Esposito, comandante del nucleo di polizia tributaria hanno fornito i particolari della vicenda per la quale chiedono particolare risalto in quanto a essere imbrogliate potrebbero essere stati anche altri atenei. I finanzieri si sono insospettiti perché i diplomi di massofisioterapia presentanti alla segreteria della D’Annunzio, presupposto per conseguire la laurea triennale in fisioterapia, mostravano curiosi particolari e incogruenze. Erano stati quasi tutti conseguiti presso l’istituto nazionale corsi professionali di Cosenza. Ma quello che era più strano è che il luogo di residenza dello studente era molto distante dalla sede dei corsi e gli aspiranti fisioterapisti erano per la maggior lavoratori, particolare che non poteva consentire la frequenza.

I controlli hanno riguardato gli anni accademici dal 2000 al 2005. Coinvolto anche un istituto di formazione in provincia di Padova. Alcuni risultano essere, alla data dei corsi, ancora minorenni, altri residenti all’estero. Molti non sono stati in grado di riferire come raggiungevano la sede dei corsi. I diplomi, in numerosissimi casi, erano intestati a persone diverse e recanti la stessa data e numero di registrazione. Le indagini ora preseguono per accertare se al vertice vi fosse una vera e propria organizzazione. Nessuna regione è risultata estranea dal fenomeno: in provincia di Roma, la finanza ha sequestrato 24 diplomi falsi, 51 in Campania, 41 in Toscana, 35 in Liguria, 34 in Puglia, 32 in Lombardia e 20 in Piemonte. Nel caso degli studenti ancora in corso, la D’Annunzio, che risulta parte lesa nella storia, ha bloccato ogni possibilità di procedere con gli esami, mentre in quello degli studenti già laureati, se l’ipotesi illecita dovesse essere accertata, l’università dovrà iniziare la procedura di annullamento del titolo di studio.