Folla oceanica per il Cristo morto

23 Aprile 2011

Oltre 35mila le presenze al corteo che avanza sulle note del Miserere

CHIETI. Una storia infinita, un continuo incedere tra le vicende che hanno accompagnato le sorti della città medioevale e di quella rinascimentale per approdare all'era moderno-contemporanea. La processione del Venerdì Santo a Chieti è tutto ciò, è il filo di Arianna che lega le anime della nobile Teate, la fede con la tradizione, la cultura con l'apertura ai palcoscenici internazionali di un messaggio universale.

Oltre 35.000 le presenze registrate ieri in centro storico, tra residenti e turisti arrivati anche dall'estero, per assistere all'evento da sempre caratterizzante il perimetro culturale del capoluogo. Efficiente il servizio navetta allestito dal Comune per consentire ai visitatori di parcheggiare i mezzi privati nella cerchia periferica.

Il corteo sacro più antico d Italia approda alla edizione nº1169. Correva infatti l'anno 842 quando, secondo l'autorevole ricostruzione di Luigi Vicoli, la processione teatina varca per la prima volta la soglia della ricostruita cattedrale rasa al suolo nell 801 dal figlio di Carlo Magno, Pipino, nel contesto della distruzione scientifica dell'abitato longobardo. Se volete, l'occasione è utile per ricordare i 1.210 anni di quella barbarie, costata 30.000 vittime innocenti, dalla quale, però, la città si è evoluta in una dimensione coesa e lontana anni luce dagli stereotipi che la vedono apatica e sonnolenta in alcune fasi della sua storia.

Ed è proprio sulla vitalità e dunque sull'attualità espresse dall'evento sacro che il comitato promotore del riconoscimento della processione a bene immateriale dell umanità fonda le proprie chances. Ma la processione, uscita alle 19,30 dalla imponente cornice di San Giustino, non si piega alle logiche di telecamere e riflettori, pur necessarie per veicolare il prodotto. Diverse le postazioni televisive nei palazzi storici che affacciano su corso Marrucino e sugli altri punti strategici del canonico percorso. E tuttavia nessuno asseconda la comprensibile curiosità con atteggiamenti distanti dal clima di compostezza cui lo stesso arcivescovo Bruno Forte ha fatto riferimento nelle dichiarazioni della vigilia.

Guardate, dicono in molti, c'è la Bbc, ci sono Sky e la Rai, sì è per la faccenda dell'Unesco, finalmente si sono accorti di questa bella tradizione. Fatta l'annotazione di cronaca il popolo torna a fare il popolo, a genuflettersi e commuoversi al transito dei simboli della passione concepiti dall'artista teatino Raffaele del Ponte nel 1853. Gli incappucciati dell'Arciconfraternita del Sacro Monte dei Morti e delle congreghe ammesse a scortare i segni distintivi del martirio di Gesù sono la presenza anonima e solenne di un rito per alcuni versi inquietante, laddove l'aggettivo esprime la valenza positiva di chi osservando i 1.200 figuranti, tra confratelli, chierici e sacerdoti del Capitolo teatino, perde la propria quiete interiore e s'interroga: dalle sicurezze di un'esistenza formattata alle logiche dell'individualismo e dell'edonismo ai dubbi suscitati nel nudo io dalla passione di quell'uomo nudo e povero il cui feretro è seguito dalla Madonna listata a lutto. Un uomo altrimenti ricco della vera regalità. Quella del figlio di Dio.

Bruno Forte benedice la folla. Il 2011 potrebbe essere l'ultimo anno del suo magistero a Chieti. Le famiglie, i tanti giovani e gli anziani raccolgono quella benedizione come un prezioso regalo di Pasqua e salutano il vescovo-teologo che tanto ha speso per affermare la dignità del suo gregge. La lieve brezza della sera accarezza i tripodi e veicola le note magiche del Miserere. Arriva in ogni dove: anche nelle case di chi non ha potuto assistere alla processione e negli ospedali, anche nei centri commerciali che non si fermano mai. Dal crinale di corso Marrucino e dai vicoli di Santa Maria arriva in ogni dove quel cantico delle creature applicato al salmo 50, quella invocazione di perdono che re David elevò al Signore per aver concupito Betsabea, moglie di un suo soldato, Uria l'Ittita. Ed un altro figlio di Teate, Saverio Selecchy, tra i maggiori compositori di musica sacra del 1700, tocca le corde della gente. Mai avrebbe immaginato che il Miserere sarebbe stato cantato ovunque tanto da indurre il Sacro Monte dei Morti ad un opportuno copyright sull'opera.

I maestri Giuseppe Pezzullo e Loris Fortuna guidano in simbiosi i 300 musici e coristi. La fascia tricolore del sindaco Umberto Di Primio ricorda il 150º anniversario dell' unità d'Italia e qualcuno, al passaggio del corteo in via De Lollis, rende omaggio alla casa natale di Federico Salomone, patriota ed alto ufficiale delle camicie rosse di Giuseppe Garibaldi. Un altro teatino, un altro interprete entrato nel circuito di una tradizione millenaria.

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