Gissi, tolti i sigilli all’abitazione di Carolina 

L’omicidio della sarta il 23 dicembre scorso. Restano sotto sequestro i 20.500 euro trovati a Meo 

GISSI. È trascorso quasi un anno dal 23 dicembre 2023, giorno in cui Flavio Giovanni Meo, 59 anni, uccise Carolina D'Addario, 84, per tutti Nelluccia, con una coltellata nell'abitazione dell'anziana. La casa è stata riconsegnata alla famiglia. Restano sotto sequestro la somma di denaro - 20.500 euro - che lo stesso Meo fece ritrovare agli investigatori, la fede e gli oggetti in oro che indossava la vittima. Tanti i particolari ancora da chiarire su quei soldi, in primis in che modo Meo riuscì a trovarli. Fra venti giorni, il 6 dicembre, Meo sarà processato dalla Corte d’assise di Lanciano con rito immediato. Forse dopo il processo i figli di Nelluccia riavranno i 20.500 euro e tutti gli oggetti che appartenevano alla mamma. L'indagato è accusato di omicidio aggravato dalla rapina.
«Un gesto per il quale non ha mai chiesto scusa», dice Agostino Chieffo, sindaco di Gissi, ma anche legale della famiglia della morta insieme all'avvocato Alessandro Orlando. L’avvocato difensore di Meo, Luigi Masciulli, aveva presentato un’istanza di rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, ma la richiesta è stata rigettata poiché per i reati puniti con l’ergastolo non è ammesso il rito abbreviato che prevede uno sconto di un terzo della pena.
L’accusa, rappresentata dai pm Vincenzo Chirico e Silvia Di Nunzio, ha raccolto grazie ai carabinieri, prove determinanti contro Meo, incluso un video di sorveglianza che lo riprende con un coltello nei pressi dell’abitazione della vittima. L’appartamento della vittima a cui erano stati apposti i sigilli subito dopo il ritrovamento del corpo della pensionata è quindi tornato ai figli ma per loro quella casa evoca ricordi tristi. Le stanze vuote in quell’abitazione dove Carolina era solita incontrare amici, parenti, conoscenti e chi le chiedeva lavori di sartoria, li rattristano tantissimo. «Nelluccia ha sempre avuto una parola buona e un gesto gentile per tutti», conferma Agostino Chieffo. Quella casa era aperta a tutti, compreso il suo assassino. La figlia di Nelluccia, Teresa Rucci così come il fratello Dario sono sempre stati di poche parole. Ora aspettano giustizia. «Mia madre era una donna a cui volevano bene tutti», ha detto mesi fa Teresa. «Quello che è accaduto nessuno se lo aspettava. Adesso vogliamo giustizia». (p.c.)