Gli avvocati in corteo «Non toccate il Tribunale»

Anche commercianti e studenti alla protesta in difesa del presidio giudiziario Cotellessa: «Ci sarà solo un aumento di costi con i processi a Chieti»

LANCIANO. Hanno lasciato gli studi e le aule del tribunale e sono scesi in piazza gli avvocati, insieme a studenti e cittadini, per gridare il “no” alla riforma della giustizia che ha cancellato i tribunali minori come Lanciano, creando disagi e aggravio di costi per Stato e Comuni e e soprattutto per le tasche dei cittadini. Già, perché la protesta e la lotta di sindaci, sindacati e legali (alla manifestazione mancavano i magistrati, ndc) in difesa del presidio frentano che dovrebbe chiudere i battenti il 15 settembre 2015, non è la rivendicazione di una classe, bensì dei cittadini.

E a spiegarne le ragioni sono gli stessi avvocati e i dipendenti del tribunale attraverso dei volantini consegnati durante il corteo che da piazza Plebiscito si è snodato fino al Palazzo di giustizia. Un tragitto in cui il corteo ha accolto nelle proprie fila anche cittadini grandi e piccini, e raccolto la solidarietà di chi gestisce le attività commerciali lungo via De Crecchio che ha capito che se il tribunale dovesse chiudere, anche le loro attività, come tutto il tessuto economico dell’intera città, ne risentirebbe, e non poco.

Un corteo pacifico, con striscioni, cartelli e reso più animato dai sindacati e dai ragazzi del Collettivo autonomo frentano, dai fischietti e megafoni di avvocati che hanno protestato a un anno dal decreto legislativo 155/2012 che ha stabilito la chiusura di 31 tribunali e Procure, tra cui Lanciano. E ai cittadini gli avvocati hanno spiegato cosa comporterà la chiusura: aggravio di costi per lo Stato e per loro; l’allungamento dei tempi dei processi; i disagi anche solo per chiedere un atto perché bisognerà andare fino a Chieti.

«Dieci milioni di euro si spendono solo per rendere agibile il palazzo di giustizia di Chieti che poi è inadeguato per accogliere un’utenza triplicata», ha detto l’avvocato Pietro Cotellessa, membro del Comitato in difesa del tribunale di Lanciano e dei tribunali minori d’Abruzzo, promotore della manifestazione. «Poi spese per trasformare i tribunali di Lanciano e Vasto. Maggiori costi li sosterranno i cittadini: dovranno percorrere 47 milioni di chilometri stradali in più ogni anno considerando dipendenti giudiziari, avvocati, clienti, consulenti, forze di polizia e cittadini dei circondari di Lanciano e Vasto che necessitano magari di un semplice documento».

E ancora aggravi di 50 milioni di euro annui per imprese, professionisti per accedere ai servizi, l’allungamento della durata dei processi e soprattutto metà del territorio regionale, quello più prossimo alle aree con maggiore influenza della criminalità organizzata, privato dei presidi di prevenzione, controllo assicurati dalle Procure. Infine, ma non ultimo, ripercussioni economiche negative con chiusura di uffici, studi, attività produttive e con le zone industriali di Val di Sangro e San Salvo che non avranno la possibilità di ottenere in loco i servizi amministrativi e di giustizia necessari allo svolgimento delle attività e allo sviluppo. Impoverimento del territorio.

Molti i motivi per dire no, per gridare la propria rabbia su una riforma irragionevole. In attesa che la Corte costituzionale il 20 gennaio si pronunci sul referendum abrogativo della riforma portato avanti dall’Abruzzo capofila di 9 regioni italiane.

Teresa Di Rocco

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