Golden Lady, riconversione fallita Presidi a oltranza di 160 lavoratori

La Silda Invest ferma la produzione per mancanza di fondi da destinare alla formazione del personale Turni dei dipendenti davanti ai cancelli per evitare che l’azienda trasferisca i macchinari altrove

GISSI. Un lungo silenzioso serpente umano ieri mattina è tornato davanti allo stabilimento della Silda Invest, in Val Sinello. Non certo per lavorare. Uno alla volta i lavoratori hanno ritirato le lettere di licenziamento da portare nei prossimi giorni all’Ufficio di collocamento per l’ottenimento della mobilità. La riconversione della ex Golden Lady è finita nel peggiore dei modi. L’operazione, che fino a poche settimane fa veniva mostrata con orgoglio dalla politica, si è rivelata una Caporetto. I sindacati, che ieri mattina hanno cercato ancora di tranquillizzare i lavoratori, sono pessimisti. «Davanti al silenzio del Mise, il ministero per lo Sviluppo economico, al quale era stato sollecitato un incontro, c’è ben poco da sperare», ammettono Arnaldo Schioppa, segretario provinciale della Uilcem, e Giuseppe Rucci, segretario Filtcem-Cgil, La disperazione, però, non riduce la determinazione degli operai a ottenere quanto era stato loro promesso e per questo annunciano presidi al oltranza.

Il verbale. Il fallimento della riconversione è scritto nel resoconto dell’incontro dell’11 luglio. «L’azienda ha confermato che non sussistono le condizioni per proseguire il progetto industriale», si legge nel documento firmato da Confindustria, Regione, azienda e sindacati. «Sono venuti meno gli strumenti promessi, in primis la misura della formazione on the job. Non potendo offrire garanzie per i lavoratori e nell’impossibilità di continuare a operare con serenità, l’azienda si vede costretta a effettuare le comunicazioni di licenziamento, pur confermando la volontà di continuare a lavorare a Gissi».

I presidi. Sono 160 i lavoratori assorbiti dalla Silda Invest. Aspettano di ricevere ancora gli emolumenti di maggio e giugno. Alla somma ora si aggiunge anche la cifra di fine rapporto. Fino a quando non avranno ottenuto il dovuto gli operai intendono portare avanti i presidi di 24 ore su 24 con turni di sei ore. «I lavoratori temono che possano essere smontati i macchinari e quindi terranno d’occhio la fabbrica per evitare che questo accada», fanno sapere Cgil, Cisl e Uil. Del resto non è certo una ipotesi remota considerando che la Golden Lady ha chiuso battenti a Gissi per trasferire la produzione in Serbia. «Guai se dovesse accadere di nuovo», dicono alcuni lavoratori. Per tutti quello che inizia oggi è un weekend tristissimo. «La verità è che non abbiamo più referenti politici capaci di far valere i nostri diritti a Roma», commenta amaramente un gruppo di lavoratori.

La vertenza Sider Vasto. Non stanno vivendo un momento migliore i 55 dipendenti della Sider Vasto di Punta Penna. Sono riusciti ad ottenere 13 nuove settimane di cassa integrazione ma gli stipendi arretrati non arrivano. A inizio settimana il loro presidio davanti ai cancelli della fabbrica ha convinto i responsabili dell’azienda a rimandare indietro i Tir che avrebbero dovuto caricare tubi dai magazzini. Da quattro giorni sul piazzale non si ferma nessun mezzo pesante. «A turno i lavoratori proseguiranno la protesta a oltranza», fa sapere il segretario generale della Cgil, Mario Codagnone. " I lavoratori chiedono la convocazione di un tavolo con la proprietà e almeno il pagamento dello stipendio di dicembre. È una condizione necessaria e indispensabile per continuare a comprare da mangiare per le loro famiglie e pagare affitti e utenze», ricordano i sindacati. La produzione nello stabilimento di Punta Penna è ferma ormai da un anno. Le tute blu chiedono che la società, titolare di quattro stabilimenti e di una fonderia, dia garanzie per il futuro. Anche i lavoratori della Sider, così come i colleghi della ex Golden Lady, vigileranno per evitare lo svuotamento dei siti produttivi. (p.c.)

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