il caso
Guardiagrele, «Aiutate mio figlio, è un pericolo»
E’ agli arresti in casa per il finto attentato all'ex segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni. Il padre costretto a dormire in auto chiede aiuto
GUARDIAGRELE. Da qualche giorno è costretto a dormire la notte, insieme alla compagna, all'interno della sua Fiat Punto nera parcheggiata davanti alla caserma dei carabinieri di via Occidentale, perché teme che il figlio agli arresti domiciliari nell'abitazione di famiglia di contrada Caporosso, possa attentare alla sua incolumità personale. Il 48enne Domenico Colasante ha infatti paura di continuare a vivere nella propria abitazione a stretto contatto con il figlio ventiduenne Donato, lì relegato dallo scorso mese di gennaio agli arresti domiciliari con l'accusa di minaccia aggravata a scopo eversivo.
Il giovane guardiese, insieme ai coniugi Davide Nunziato e Valentina Di Stefano, di 33 e 31 anni di Francavilla al Mare, il 20 ottobre del 2014, si rese infatti protagonista del finto attentato all'ex segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni, mettendo davanti al cancello della casa di Francavilla del sindacalista un ordigno rudimentale che risultò poi senza carica esplosiva. «Vivere insieme a mio figlio, nella stessa abitazione - spiega Domenico Colasante - è attualmente impossibile, perché lui è diventato insofferente e, con problemi di carattere psicologico, spesso va in escandescenza e potrebbe diventare estremamente pericoloso, per questa ragione sono quindi costretto ad allontanarmi da casa per evitare ulteriori complicazioni. Quando mio figlio è stato portato a casa agli arresti domiciliari - continua Colasante - non ero poi neanche presente nella cittadina perché mi trovavo all'estero. Solo quando sono tornato mi sono accorto della sua presenza e, successivamente, ho dovuto poi assistere anche all'allontanamento da casa, effettuato dai servizi sociali, degli altri miei due miei figli minori, trasferiti presso alcuni parenti a Francavilla al Mare».
Colasante evidenzia che queste problematiche potrebbero trovare una soluzione se solo ci fosse un adeguato intervento delle autorità competenti che miri al reinserimento sociale del figlio. «In merito - osserva Colasante - ho avanzato più volte delle richieste d'aiuto al Tribunale, senza però ricevere ancora nessuna risposta. Intanto - conclude Colasante - continua ad aggravarsi anche la mia situazione economica, visto che con il mio solo stipendio, devo provvedere anche al mantenimento della mia ex moglie e degli altri miei due figli». Un intervento delle autorità per il reinserimento sociale del giovane guardiese viene intanto chiesto anche dal suo avvocato Graziano Benedetto. «Il ragazzo - osserva infatti il legale - non deve essere assolutamente abbandonato a se stesso e ai pochi mezzi in mano alla famiglia. Al contrario, va subito coadiuvato dalle adeguate strutture sanitarie. Donato - conclude Benedetto - è un giovane che deve essere aiutato e non processato, se si vuole il suo reinserimento sociale». (g.i.)