Honda, licenziati in tronco cinque operai ad Atessa
I dipendenti non hanno aderito all’accordo azienda-sindacati che prevedeva la mobilità volontaria per 170 addetti
ATESSA. Con l'annuncio del licenziamento di cinque operai si arena definitivamente il percorso sindacale alla Honda, intrapreso dall'estate scorsa e sfociato in un accordo presso il Ministero dello sviluppo economico a Roma lo scorso 20 dicembre. Il contratto siglato dalla casa giapponese con i sindacati Fim, Fiom e Uilm prevedeva la mobilità volontaria incentivata di 170 dipendenti entro il 31 marzo 2013. Alcuni lavoratori potevano decidere di lasciare definitivamente lo stabilimento delle due ruote giapponesi dietro incentivo economico aziendale. Ottanta dipendenti sarebbero invece stati impiegati stagionalmente, mentre una trentina di lavoratori sarebbero stati utilizzati per attività di servizio come mensa, giardinaggio e pulizie, prima affidate a società esterne. Non tutti però hanno accettato a cuor leggero la scelta di abbandonare o seriamente ridimensionare la propria attività lavorativa nell'unico stabilimento europeo del colosso nipponico.
Dei 170 lavoratori in mobilità volontaria infatti, cinque hanno deciso di non aderire ad alcuna iniziativa aziendale: di qui il licenziamento coatto, così come previsto dalla legge. I sindacati hanno tuttavia deciso di non firmare il verbale di accordo con la dirigenza aziendale e il tavolo delle trattative passerà automaticamente alla Provincia. I cinque lavoratori, scelti per legge tra chi non ha famigliari a carico, non ha maturato anzianità di servizio ed è stato assunto recentemente, sono stati avvisati telefonicamente dall'azienda.
Nei giorni scorsi in bacheca è stato affisso l'annuncio del licenziamento coatto. I dipendenti hanno tempo fino al 31 luglio per lasciare lo stabilimento di contrada Saletti. La Honda da tempo è in seria difficoltà. Dei 647 lavoratori iniziali restano in azienda, così come da accordi con i sindacati per una fuoriuscita "morbida" dal processo produttivo, 355 dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Gli sforzi di azienda, lavoratori e sindacati si sono protratti fino ad oggi per salvare lo stabilimento. Resta il fatto che la produzione annaspa. I volumi produttivi del 2008 erano di 170 mila moto e scooter e 800 mila motori power, ma nell’anno fiscale 2012-13 la produzione è scesa a 58 mila moto e scooter e 50 mila motori power. Da settembre inoltre non saranno più prodotti i motori power per i rasaerba e resteranno attive solo tre linee di montaggio per scooter, maxi moto e assemblaggio motori. Allo stabilimento sangrino resterà solo l'assemblaggio dei veicoli e non più la produzione. E si notano enormi ripercussioni anche sull'indotto. «Speriamo che fino a luglio ci siamo dei margini per una risoluzione consensuale dei licenziamenti», interviene Domenico Bologna, Fim-Cisl -, «di certo c'è che questo stabilimento ha già fatto tutti i sacrifici possibili. Da ora in avanti non se ne faranno più. L'azienda dovrà rispettare gli accordi presi a dicembre e rilanciare lo stabilimento da qui al 2016».
«E' ancora possibile una soluzione indolore per i cinque dipendenti», auspica Nicola Manzi, Uilm-Uil, «chiediamo alla Honda di rispettare i requisiti di legge per i licenziamenti». «Non condividiamo la procedura di mobilità forzata», commenta Mario Codagnone, Fiom-Cgil, «ma speriamo che l'azienda vada avanti nel rispetto degli impegni assunti a dicembre. Attendiamo ora il passaggio istituzionale del tavolo di trattative per vedere se sarà possibile trovare una soluzione consensuale».
Daria De Laurentis
©RIPRODUZIONE RISERVATA