Honda, sono 170 gli esuberi a contrada Saletti

I numeri della crisi ad Atessa, unico stabilimento europeo del colosso giapponese delle due ruote

ATESSA. Sono 170 gli esuberi alla Honda di contrada Saletti, l'unico stabilimento europeo del colosso giapponese delle due ruote. La dirigenza aziendale ha comunicato ieri mattina ai rappresentanti sindacali i numeri della crisi e le prossime azioni da intraprendere.

Le adesioni alla mobilità volontaria sono state 100, così come da accordo tra azienda e sindacati. Ma il numero si è raggiunto a fatica. Solo negli ultimi giorni ci sono state le ultime, sofferte, adesioni di dipendenti che hanno deciso di lasciare volontariamente l'azienda dietro incentivi. E il futuro è ancora incerto anche per chi resta. Dei 170 potenziali licenziamenti nella fabbrica di Atessa, 136 sono operai e 34 impiegati. L'azienda non ha ancora detto nulla su come intende gestire gli esuberi. Ma uno sforzo è stato fatto. Per il momento, non sono in programma azioni unilaterali come ad esempio la mobilità coattiva e la direzione locale si è attivata per chiedere alla proprietà giapponese di assegnare allo stabilimento sangrino la produzione di 44mila motori power di fine serie. Questo dovrebbe garantire il tamponamento degli esuberi e il ricorso al lavoro interinale per qualche mese ancora.

Il mercato delle due ruote resta ai minimi storici in Italia. La produzione dello stabilimento Honda per l'89° anno ki giapponese (1° aprile 2012-31 marzo 2013) è di 58mila 755 pezzi, mentre quella per il prossimo anno è di 73mila 860 pezzi. E si è passati all'assemblaggio. Dei nuovi modelli di scooter, Pcx e Vision 50, ad Atessa arrivano motori già pronti dall'Est asiatico e le maestranze italiane non dovranno far altro che metterli insieme. Spariranno inoltre i modelli spagnoli delle maxi moto che non hanno più appeal sul mercato, e nei prossimi anni salterà molto probabilmente anche la produzione dei motori power.

«Il problema è che la Honda non vuole cambiare piano industriale» commenta Domenico Bologna, segretario provinciale Fim-Cisl «chiediamo che questo stabilimento conservi il mix di prodotti che ha fatto grande la storia di questo marchio».

«Il massimo impegno della casa madre giapponese» osserva Marco Di Rocco, Fiom-Cgil, «deve essere ora quello di risalire il mercato. Da parte nostra siamo per il ripristino degli incentivi statali, la Regione deve spingere per un confronto con il governo e la casa madre e intervenire sulla legge».

Per Nicola Manzi, Uilm-Uil, «è fondamentale accelerare i tempi per un confronto con la proprietà. Bisogna costringerli a un impegno serio sui volumi» spiega « e chiedere di competere al pari di tutti gli altri stabilimenti Honda. La fabbrica di Atessa può e deve lavorare anche sul mercato mondiale». Manzi ribadisce l'idea di spingere il governo a servirsi di scooter Honda per enti e amministrazioni pubbliche, così com’è avvenuto con i Liberty della Piaggio per Poste Italiane. La richiesta di 15mila pezzi ha fatto balzare la Piaggio al primo posto nelle immatricolazioni dell'ottobre scorso.

Daria De Laurentiis

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