Honeywell elimina il terzo turno di lavoro

Atessa, la decisione operativa dal prossimo 1° settembre: confronto tra Rsu e direzione aziendale

ATESSA. Dal 1° settembre si passa da tre a due turni alla Honeywell, multinazionale americana che in Val di Sangro produce turbocompressori per auto di media e alta cilindrata. La decisione, secondo quanto spiegato alle Rsu dalla direzione aziendale, abbasserà i costi del lavoro e renderà più competitivo lo stabilimento.

L’accordo con i sindacati si discute lunedì nella sede dell’Associazione industriali a Chieti. Ma nella fabbrica che occupa ad Atessa 420 dipendenti, di cui 310 dedicati alla produzione, c’è apprensione. Il primo interrogativo è se sarà possibile verificare la fattibilità di questa scelta. Fino a fine anno lo stabilimento produrrà 930 mila turbo (in lieve calo rispetto alla media di un milione di pezzi annui): bisognerà capire se sarà possibile realizzare gli stessi volumi con due turni invece che tre senza perdere terreno sui numeri prodotti e, soprattutto, conservando gli stessi posti di lavoro. In questi giorni c’è un’intensi confronto tra Rsu e direzione aziendale.

«Ho qualche dubbio e più di un timore su questa scelta», spiega Domenico Bologna, segretario regionale Fim-Cisl, «se la bontà dell’operazione è di aumentare la competitività, allora l’azienda lo dimostri con i fatti. Se invece la riduzione dei turni è l’anticamera per un abbassamento dei volumi, e quindi di esuberi tra i lavoratori, allora non ci troveranno d’accordo. L’azienda ha promesso investimenti sui macchinari: ci dica quali e quanti se ne faranno e come intende gestire le saturazioni dei lavoratori».

Finora lo stabilimento di Atessa è quello che ha fatto meno giorni di cassa integrazione. Ma c’è l'incubo del piano di ristrutturazione europeo della multinazionale presentato a novembre scorso e in cui si metteva in dubbio la sopravvivenza dello stabilimento sangrino. Il piano per ora è stato accantonato e l’azienda ha promesso ad Atessa nuovi investimenti sui macchinari e lo slancio sulla competitività. «Siamo preoccupati per la crisi del settore», commenta Dorato Di Camillo, Rsu Fim-Cisl, «ma al momento lo stabilimento è salvo: l’azienda ci ha dato rassicurazioni. La scommessa dovranno ora giocarla anche i lavoratori e recepire al meglio questi cambiamenti. Se lo stabilimento diventa più competitivo sarà un bene per tutti». (d.d.l.)

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