I 64 profughi già nelle 4 province Un ragazzo: «Violenze in Libia» 

Concluso con successo il trasferimento dei migranti soccorsi venerdì nel mare della zona Sar maltese Il viceprefetto Braga: rimarranno in Abruzzo, i minorenni sistemati nei centri in provincia di Pescara

ORTONA. Alle 7.50 di ieri, sotto il sole già cocente e con 50 minuti di ritardo, ha attraccato a Ortona, alla banchina di riva, la nave umanitaria “Life Support” di Emergency. È stato l’undicesimo sbarco di migranti a Ortona, il quinto nel corso del 2024. Questa volta i profughi erano 64, recuperati e soccorsi venerdì 9 agosto in due diversi interventi in acque internazionali nella zona Sar maltese, nel Mediterraneo centrale. Nel gruppo sei minorenni non accompagnati, un nucleo familiare di una donna con tre figli minori, la parte restante tutta di uomini, con la maggioranza proveniente dalla Siria e in quota minore da Egitto, Eritrea e Bangladesh, Paesi devastati da guerra, violenze e povertà.
Le operazioni sono state coordinate dalla prefettura di Chieti con in prima linea il viceprefetto Gianluca Braga. «I migranti», ha detto Braga, «rimarranno tutti in Abruzzo, in particolare i minorenni in provincia di Pescara. La ripatizione è stata fatta in accordo con la prefettura dell’Aquila dividendo il gruppo in parti uguali tra le quattro province». Il responsabile sanitario della “Life Support”, Roberto Maccaroni, ha spiegato che «i migranti a bordo sono stati tutti recuperati in uno stato di disidratazione, soprattutto nel secondo soccorso per le molte ore passate in mare, ed erano fisicamente spossati. In particolare c’è stato un caso di trauma genitale che è stato gestito a bordo e nelle prime ore dell’11 agosto si è verificato il caso di un paziente che aveva delle crisi convulsive causate probabilmente da inalazione di fumi, e che abbiamo deciso di evacuare tramite un’operazione MedEvac condotta a largo delle coste della Calabria, in collaborazione con la guardia costiera di Roccella Jonica: il paziente è stato trasportato successivamente in ospedale per i dovuti accertamenti».Al momento degli interventi di soccorso i naufraghi si trovavano su piccole imbarcazioni inadatte ad attraversare le acque del Mediterraneo e senza dispositivi di sicurezza.
Durante il viaggio di tre giorni sulla nave di Emergency, i migranti hanno avuto modo di raccontare la loro storia e di denunciare tutto ciò che hanno subito durante permanenza in Libia, come spiega la mediatrice culturale a bordo della “Life Support”, Miriam Bouteraa: «Penso in particolare alla storia di un ragazzo siriano che testimonia come la Libia non sia e non possa essere considerata un porto sicuro dove terminare un'operazione di soccorso effettuato in mare. Questo ragazzo ci ha raccontato, infatti, di aver subito trattamenti disumani e degradanti nelle carceri libiche, di aver visto e vissuto sulla sua pelle violenze di ogni tipo. Per questo la prima cosa che desidera fare in Europa è denunciare cosa accade in quel Paese. Ora questo ragazzo è sbarcato, il suo sogno è studiare medicina in Europa e noi non possiamo che augurare il meglio a lui e a tutte le altre persone soccorse che oggi hanno potuto finalmente toccare terra».
Con quella di ieri è la terza volta che la “Life Support” arriva ad Ortona, completando la sua 23ª missione: fino ad oggi ha soccorso 1.962 profughi. Dopo una breve sosta nella zona di Tamarete per le operazioni di assistenza, i migranti sono partiti in giornata verso i Centri di accoglienza abruzzesi.
Jacopo Palumbaro
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