I ragazzi del Nautico a lezione di mare nella Capitaneria
L’avventura vissuta da 25 studenti del Leone Acciaiuoli in sala operativa con il comandante di fregata Di Nardo
ORTONA. Una mattina in giro per il porto sotto la guida d'eccezione del capitano di fregata Erminio Di Nardo, comandante in seconda della Capitaneria di porto. E in sala operativa per vedere in azione la tecnologia più avanzata nel campo del controllo del traffico marittimo, come il sistema Ais che identifica automaticamente le unità in transito nella porzione di mare su cui è competente il reparto ortonese della Marina militare.
Sistema che ha funzionato in modalità di simulazione, utile per illustrare le funzionalità del programma secondo i diversi profili operativi possibili. E' l'avventura vissuta nella mattinata dello scorso sabato da un gruppo di 25 studenti della quarta dell'Istituto tecnico nautico "Leone Acciaiuoli". Ma anche una giornata di scuola vera e propria, con esperienza sul campo degli aspetti più specialistici inclusi nei programmi del Nautico come l'attività di controllo e coordinamento delle operazioni portuali e le moderne dinamiche delle attività sul mare.
«E' stata un'opportunità molto interessante», commenta il comandante Di Nardo, «per far conoscere alle nuove generazioni l'importanza del mare e delle relative attività marittime finalizzate a sviluppare una corretta cultura del mare».
Quello degli allievi del Nautico è stato un viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro dello scalo più importante d'Abruzzo, ormai stabilmente attesto sul milione di tonnellate annue di merce movimentata. Che hanno visitato anche le rovine del porto medievale, un relitto di archeologia portuale che a nord dell'attuale specchio d'acqua chiuso tra i due moli mostra quanto rimane dopo duemila anni di storia cominciati con la struttura messa in piedi dai Frentani per mettere su mare i traffici commerciali già fiorenti nell'antica Lanciano (Anxanum), come già riportava lo storico Strabone. Importante porto romano e poi attivo nel Medioevo, lo scalo ortonese ricevette duri colpi dalle incursioni dei veneziani (1450) e dei turchi guidati da Pial Pascià (1566), con distruzioni che segnarono il declino di attracchi e magazzini fino alla seconda metà dell'Ottocento. (f.b.)
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