Crisi Pilkington
I tagli della Nsg su Marghera sospeso il forno float
SAN SALVO. L’ordine del management Nsg è categorico: occorre ripianare i debiti. Per farlo è necessario razionalizzare e ridurre il numero di dipendenti. «Pilkington produrrà laddove sarà più...
SAN SALVO. L’ordine del management Nsg è categorico: occorre ripianare i debiti. Per farlo è necessario razionalizzare e ridurre il numero di dipendenti. «Pilkington produrrà laddove sarà più conveniente. Il gruppo sceglierà gli esuberi indipendentemente dalla lingua parlata». Il messaggio lanciato da Graziano Marcovecchio, presidente del consiglio d’amministrazione del colosso vetrario, non lascia spazio all’interpretazione. Per salvare i posti di lavoro e l’economia del Vastese bisogna mettere sul piatto allettanti offerte.
La mannaia del gruppo è già entrata in azione. Dopo la chiusura del forno float Uk6 di Saint Helen, nel Regno Unito, Marcovecchio durante il fine settimana ha annunciato lo sospensione dell’attività del float di Marghera. Una sorta di “veglia conservativa” in attesa del risveglio economico dell’Europa. Il float di Piana Sant’Angelo per il momento è salvo, ma non bisogna abbassare la guardia.
Da ieri i lavoratori sono in ferie per una settimana. Oggi i sindacati discuteranno con l’azienda delle ferie di agosto. «Nel frattempo è necessario che la Regione si muova perché la volontà aziendale di procedere a un lento ma inesorabile ridimensionamento del sito di Piana Sant'Angelo pone in seria difficoltà centinaia di famiglie. Tanto più che agli esuberi, 650, dichiarati, si sommano 300 contratti interinali», dice il consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà (Sel) Franco Caramanico, in una lettera indirizzata al governatore della Regione, Gianni Chiodi. «Pilkington-Nsg ha deciso di trasferire in altri Paesi europei settori cruciali quali acquisti (che dà ordinativi e lavoro a tutto l’indotto), amministrazione e sistemi informatici. L’economia del Vastese, una parte molto importante dell’Abruzzo, rischia di finire in ginocchio». Caramanico chiede a Chiodi la convocazione urgente di un tavolo di confronto con i vertici aziendali, i capigruppo consiliari, le rappresentanze sindacali e le associazioni di categoria per capire quali possano essere le misure immediate da adottare per scongiurare i drammatici scenari che si profilano all’orizzonte. D’accordo con lui è l’ex sindaco di San Salvo, Gabriele Marchese. «La questione è troppo importante. Deve intervenire Chiodi», dice Marchese. «La Regione deve favorire un progetto di sviluppo e rimediare ai grandi ritardi sulla logistica e le infrastrutture», chiede il consigliere di San Salvo democratica, Domenico Di Stefano. E intanto i sindaci fanno fronte unico e cercano soluzioni per migliorare la fiscalità. (p.c.)
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