IL CASO ELETTRODOTTO

CHIETI. Un megapalo da 380mila volt piantato nella nuova terra di nessuno creata dai mutamenti di corso del fiume Pescara, per giunta su un terreno a elevato rischio idrogeologico da anni terminale...

CHIETI. Un megapalo da 380mila volt piantato nella nuova terra di nessuno creata dai mutamenti di corso del fiume Pescara, per giunta su un terreno a elevato rischio idrogeologico da anni terminale abusivo di scarico di rifiuti anche tossici e pericolosi. É forte e dettagliata la denuncia di Augusto De Sanctis per conto del Forum abruzzese dei movimenti per l'acqua, una polemica che si aggiunge al carico di contestazioni che scandisce da mesi la realizzazione dell'elettrodotto Villanova-Gissi. «Vorremmo sapere come è stata data l'autorizzazione a installare il plinto in cemento armato», attacca De Sanctis, «in un'area che figura tra i punti pericolosi individuati dal Piano-stralcio regionale delle alluvioni (Psda), per giunta alterata da riporti di terra provenienti da cantieri che potrebbero giocare un ruolo decisivo, negativo s'intende, in casi di piena del fiume».

Il Forum paventa un innesco di eventi catastrofici da mettere in conto quando i pesi e le masse di un'opera come l'elettrodotto su doppia terna si dovessero incrociare con la natura instabile di un terreno a pochi metri dalla riva di un fiume. «E non è che ci rassicurino le strategie enunciate dai responsabili di Terna spa», osserva De Sanctis, «per esempio nel vertice in Regione quando a una mia specifica domanda il rappresentante della società proprietaria delle reti elettriche rispose che in caso di black-out alla linea il piano di intervento prevede l'utilizzo di un elicottero per condurre sul posto gli specialisti addetti alla riparazione. É semplicemente un controsenso, non sappiamo quanto in buonafede, visto che le condizioni di maltempo che innescano un black-out sono le stesse che impediscono l'operatività di un elicottero».

La polemica accesa dal Forum ha posto un problema di confini, tuttora irrisolto, tra Chieti e Cepagatti. L'area del palo è al di qua del letto del Pescara, in teoria in territorio chietino della frazione Brecciarola. Ma Chieti lo considera da anni appartenente al perimetro del vicino Comune pescarese, che però sostiene il contrario. La disputa mai sfociata in controversia aperta è alla base del mistero su chi abbia concesso a Terna le autorizzazioni per procedere all'installazione del palo. «In realtà», spiega Mario Colantonio, assessore ai Lavori pubblici, «a ingannare è il nuovo corso del Pescara, che nelle mappe catastali definitive risalenti al 1934 poneva il fiume come spartiacque tra i due Comuni e le due province. Ma è noto che Cepagatti esercita le sue funzioni amministrative su aree al di qua del Pescara. E già prima della zona del ponte delle Fascine, quella di cui parliamo, vi sono attività dipendenti anche in senso tributario da quel Comune. Anche gli enti preposti alla funzione di polizia ambientale, la Forestale per esempio», annota l'assessore, «per quanto ne sappiamo fanno riferimento a Cepagatti per i reati di discarica abusiva che regolarmente si registrano in quella zona». I rilievi di De Sanctis hanno determinato proprio ieri un'accelerazione delle verifiche per stabilire a chi appartiene quella fetta di parco fluviale. «Domani (oggi, ndc) con il sindaco Sirena Rapattoni ci consulteremo per un accertemento decisivo, che abbiamo appena concordato, e stabiliremo qual è la verità».

Francesco Blasi