Il Consiglio di Stato sospende l'atto aziendale Asl
Fermati i tagli di 60 reparti, i giudici di secondo grado riformano il provvedimento del Tar
CHIETI. Il Consiglio di Stato ha sospeso l'Atto aziendale della Asl Chieti-Lanciano-Vasto, la riorganizzazione delle unità operative firmata dal direttore generale Francesco Zavattaro che lo scorso dicembre aveva tagliato 60 reparti dal sistema sanitario provinciale. Il decreto cautelare monocratico emesso dal massimo grado della giustizia amministrativa è arrivato dopo appena due giorni dal ricorso del centrosinistra di Guardiagrele, presentato dal consigliere e avvocato Simone Dal Pozzo, contro il rigetto della sospensiva pronunciato dal Tar dell'Aquila lo scorso 19 aprile. L'udienza di merito è stata fissata al 25 maggio. La posta in gioco è alta, dal momento che un'eventuale sentenza di conferma del decreto cautelare avrebbe l'effetto di demolire la riorganizzazione dei reparti da un capo all'altro della Asl teatina. Oltre a sancire il definitivo salvataggio dell'ospedale guardiese, obiettivo con cui partì nell'autunno 2010 la campagna di ricorsi ai tribunali amministrativi puntando al bersaglio grosso rappresentato dal nuovo assetto sanitario abruzzese, una cura a base di chiusure di interi ospedali pubblici firmato dal governatore-commissario Gianni Chiodi. «L'Atto aziendale di Chieti», spiega Dal Pozzo, «si fonda appunto sul Programma operativo 2010 di Chiodi che, annullato nel maggio 2011 dal Tar Abruzzo, fu poi trasformato in legge dal governo nel successivo mese di luglio. E che questo decreto legge 98/2011 sia probabilmente incostituzionale», rimarca l'avvocato, «è convinzione ormai diffusa». Dall'Atto aziendale al Programma operativo, come tasselli del domino potrebbe cadere sotto la scure dei tribunali amministrativi la riforma della sanità regionale che il governatore aveva avviato motivandola con i diktat del piano di rientro dal debito sanitario accumulato in gran parte negli anni del centrodestra al governo della Regione nel quinquennio fino al 2005, per un totale di oltre 3500 miliardi delle vecchie lire. Ma il senatore Alfondo Mascitelli, vice presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Servizio sanitario nazionale, aveva detto l'altro ieri a Ortona che «con gli atti di indirizzo, primo fra tutti il Programma operativo 2010, Chiodi è andato oltre il suo mandato di commissario, che lo limita alla vigilanza sulla tenuta di conti che peraltro aveva ereditato in regola dalla precedente amministrazione di centrosinistra». Il caso dell'Atto aziendale a rischio di bocciatura del Consiglio di Stato si incrocia con l'atteso esame della Corte costituzionale sul decreto legge 98, convertito poi nella legge 211 del 26 luglio 2011, con cui il governo Berlusconi regalò a Chiodi la speranza di non vedersi toccate dai tribunali amministrativi le sue delibere che rivoluzionavano la sanità regionale. Ma a rispondere con decisione è stato lo stesso Tar dell'Aquila, che sul «caso Tagliacozzo, la chiusura dell'ospedale dell'Aquilano impugnata da sindaco e consiglio comunale, lo scorso 26 febbraio ha rinviato gli atti sul Programma operativo alla Corte costituzionale per un esame sulla legittimità della conversione in legge dello Stato di un provvedimento che normalmente viene formulato da una giunta regionale per poi essere sottoposto al consiglio per la trasformazione in legge regionale. «E' in errore», osserva Dal Pozzo, «chi vede nella sospensiva del Consiglio di Stato sull'Atto aziendale soltanto effetti circoscritti all'ospedale di Guardiagrele. Programma di Chiodi e Atto della Asl, concentrando l'assistenza in pochi ospedali», aggiunge Dal Pozzo, «hanno causato affollamento e aumentato la mobilità passiva, l'esodo dei pazienti verso strutture fuori Asl e talvolta fuori regione anche per prestazioni di bassa complessità, causa di ulteriori aggarvi di costi. Quando, come speriamo, la Corte costituzionale dichiarerà illegittimo quel decreto legge si capirà che il governo, per salvare Chiodi, ha creato un problema maggiore di quello che voleva risolvere».
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