Il giallo della maestra di Vasto, ora si indaga per istigazione al suicidio / Foto

Il pm Bellelli apre un fascicolo contro ignoti. La neurologa Cipulli: non poteva stare lì da sola, il decesso è stato lento e graduale 

VASTO. La morte di Eleonora Gizzi non è stata il gesto irrazionale e impulsivo di una persona disperata. La maestra di Vasto di 34 anni potrebbe essere stata indotta a morire. Il procuratore della Repubblica di Pescara, Giuseppe Bellelli, che indaga sulla tragica morte dell’educatrice i cui resti sono stati ritrovati una settimana fa in via Salce, sotto un cavalcavia dell’A14, ha aperto un fascicolo contro ignoti per “istigazione al suicidio”, un reato di cui è competente la Corte d’assise.

Se davvero qualcuno ha condotto Eleonora al suicidio e quel qualcuno dovesse essere identificato, rischia una pena severa: da 5 a 12 anni di carcere. Il magistrato aspetta l’esito degli esami tossicologici e il medico legale Cristian D’Ovidio conferma che sullo scheletro non ci sono fratture o segni di lesioni letali. Anche la dottoressa Mafalda Cipulli, la neurologa che ha avuto in cura Eleonora, non esclude che qualcuno possa essere stato accanto alla maestra per qualche giorno. «Ma lei non voleva essere aiutata. Se lo avesse voluto la prima persona che avrebbe chiamato sarebbe stato il padre. Era la persona che più amava», ha dichiarato la dottoressa Cipulli.

L’inchiesta. “Istigazione al suicidio” è il reato ipotizzato dal pm Giuseppe Bellelli. La Procura e la polizia hanno già ascoltato molti testimoni. Altri potrebbero essere sentiti nelle prossime ore. Del resto l’accusa è grave. L’istigazione al suicidio è paragonata all’omicidio colposo. Il codice penale parla chiaro: «Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito (se il suicidio avviene) con la reclusione da cinque a dodici anni”. Gli ultimi avvistamenti di Eleonora Gizzi nella zona di via Salce pare siano avvenuti il 17 aprile. Eleonora ha quindi vissuto 20 giorni sotto il ponte Prascovia. Da sola? È una delle risposte a cui le indagini coordinate dal vicequestore Cesare Ciammaichella, dirigente del commissariato di Vasto, stanno cercando di dare una risposta.

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La neurologa. «Sono convinta che Eleonora vivesse in uno stato alterato di coscienza chiuso a tutti. Chiunque cercasse di aiutarla veniva respinto», ha spiegato al blog sulle persone scomparse “Info-oggi” la dottoressa Cipulli. «È vero: Eleonora viveva in una sorta di limbo. Probabilmente vedeva negli uomini che la cercavano dei nemici, piuttosto che degli aiutanti», conferma il medico al Centro. «Si è nascosta per giorni nei luoghi vicini a via Salce. Lei non voleva essere trovata», afferma la neurologa. «Altrimenti avrebbe comunicato in primis con il padre». Aveva un carattere forte e nello stesso tempo fragile Eleonora. «La sua forza le ha permesso di vivere e lasciarsi andare senza paura e senza timore alcuno. Al buio, al freddo e alla fame, lei riusciva ad annullare i suoi bisogni. Ma non poteva essere sola. Sarebbe morta congelata. La sua morte è stato un evento lento e graduale».