Il mistero del presepe porta a Brecciarola oltre 7mila visitatori
Torna ai Casoni la rappresentazione della Natività con quattrocento figuranti nel Villaggio della Speranza
CHIETI. «Se Maria e Giuseppe bussassero alla tua porta cosa faresti?». Tra la benedizione urbi et orbi di Papa Benedetto XVI e il messaggio che filtra dalla XXI edizione del presepe vivente di Brecciarola, la distanza, in termini etici e spirituali, è davvero breve. Fra la capitale della cristianità e il Villaggio della Speranza, assiepato come una bomboniera in una piccola contrada di una città di provincia, corre, infatti, quel filo conduttore che nei disegni divini portò il redentore a nascere in terra di Betlemme, nel «più piccolo capoluogo di Giuda» (Matteo 2.6).
E, dunque, cosa farebbe l'uomo, inteso quale terminale del progetto salvifico, se Maria e il suo sposo terreno gli chiedessero, in pieno XXI secolo, ospitalità per dare alla luce un batuffolo di nome Gesù? A ben guardare le 60 religiose dell'ordine delle Figlie dell'Amore di Gesù e Maria, fondato nel 1980 da suor Vera D'Agostino, hanno già risposto allla domanda interpretando così, alla lettera, la sostanza della teoria dell'accoglienza.
Il presepe vivente di Brecciarola è infatti il biglietto da visita, in chiave scenografica, di ciò che l'ordine attua ogni giorno accogliendo, nella casa principale e nei trenta moduli abitativi, emarginati, ragazze madri e interi nuclei familiari. I quali bussano alle porte di suor Vera per ricevere assistenza materiale e morale. Dalle scene bibliche della creazione a quelle che richiamano la stretta attualità, il presepe vivente di Brecciarola avvince e convince i circa settemila visitatori, accorsi anche da fuori regione tra gli uliveti di contrada Casoni. Tutti sanno in cosa consisterà (gli effetti speciali, la partecipazione cui si è condotti dai narratori in cabina di regia, la profondità dei testi, la preparazione e la compostezza dei 400 figuranti e volontari logistici) e a dove porterà (la riflessione sul mistero di Dio fatto uomo). Ma, puntualmente, la collina scopre qualcosa di nuovo. Che neanche i sacrifici, le rinuncie e i limiti imposti dalla crisi economica in cui versa il Paese sono capaci di mortificare. E allora ecco che la rappresentazione della nascita di Gesù può servire per invertire la tendenza di ciò che apparirebbe logico e diventare il credo del presepe vivente: meno si ha e più si ha da dare, più si soffre, più ci si apre all'accoglienza dell'altro.
«Questa edizione», dice madre Vera, «vuol essere l'espressione più autentica del donarsi agli altri pur in momenti di gravi difficoltà, qui da noi tante famiglie bisognose sono aiutate a reimpostare la propria esistenza ma i nostri sforzi sarebbero vani senza l'impegno e le preghiere di tutti». La luna piena ingentilisce la location del presepe mentre gli spettatori sono guidati, nella corretta comprensione delle scene, dalle voci narranti coordinate da suor Vera: Ercole Ricciardi, Emilia Loiotile, Moreno Romasco, Riccardo Di Luzio, Michele Calzolaio e le religiose Silvia, Sara e Vera Chiara.
Diverse le novità rispetto alla precedente edizione: quadri biblici più ampi, musiche rinnovate, durata complessiva dell'evento salita a quasi due ore appassionanti e senza soluzione di continuità. D'effetto la scena del Censimento ricca di dodici purosangue e rispettivi cavalieri dell'associazione sportiva Corral Baby attraverso la quale l'ordine promuove gli sport equestri fra i giovani. Conferme per i figuranti impegnati nei ruoli di Maria (Milena e Sandra Aceto) e Giuseppe (Marco D'Agostino e Tino Di Meo). Nella mangiatoia, fra un tripudio di angeli e stelle, il piccolo Graziano D'Agostino, due mesi, di Chieti.
Oscar D'Angelo
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