Il Pd: Di Stefano sbaglia sul teatro

Iacobitti: non ha mosso un dito contro i tagli di Chiodi al Marrucino

CHIETI. Fabrizio Di Stefano «scivola» sul palco del teatro Marrucino e incassa giudizi trancianti dal professor Giancarlo Quiriconi e dal Pd. Il presidente del corso di laurea in lettere della D'Annunzio difende, risultati alla mano, il rettore Franco Cuccurullo accusato dal senatore del Pdl di aver snobbato il Marrucino privilegiando il prestigioso teatro dell'Opera di Roma.

«Lo sport cittadino di attacchi inconsulti, virulenti, quanto insulsi al Rettore della D'Annunzio, ormai chiamato in causa direttamente per cognome, quasi a esorcizzarne la legittimità della funzione», attacca Quiriconi, «non si arresta davanti a nulla, tanto meno all'evidenza di fatti e cifre, che parlano, come tutti ben sanno, di un Ateneo vertiginosamente cresciuto negli ultimi 13 anni, sia sul piano quantitativo (raddoppio degli studenti, moltiplicazione del personale docente, completamento e ampliamento delle strutture edilizie) che su quello qualitativo (crescita del valore della ricerca, creazione di centri di eccellenza internazionalmente riconosciuti, situazione finanziaria solida a fronte dei continui tagli di risorse alle università)».

E ora il patto di ferro Università-teatro dell'Opera di Roma, censurato da Di Stefano, aprirebbe nuovi scenari per gli studenti. «La convenzione tra la facoltà di Lettere e Filosofia e il Teatro capitolino», spiega Quiriconi, «a partire dal prossimo anno accademico consentirà l'avvio di un indirizzo su linguaggi di teatro, musica e media e avremo la possibilità di fornire ai nostri studenti supporti didattici di eccezionale valore formativo e di straordinaria qualità. Il Teatro dell'Opera si avvale di orchestra, coro e corpo di ballo, scuola di danza e di canto corale».

Intesa fruttosa quindi che, ha ricordato già Cuccurullo, non esclude collaborazioni con il nuovo cda del Marrucino. «Il Teatro cittadino versa da anni in una situazione di gravissima crisi», sottolinea Quiriconi, non ha più l'orchestra, né un direttore artistico come Sergio Rendine, di sicuro e accreditato livello nazionale. Il nuovo cda ha davanti a sé un compito non facile, con un budget dimezzato rispetto al passato. L'augurio è che la scommessa possa essere vincente. Ma intanto la situazione è quella che è e un'Università, per quanto doverosamente legata al suo territorio, ha il dovere di puntare alla qualità della formazione e al rifiuto del localismo a ogni costo. Sono cose ovvie; tanto che fa sorridere, sia pure con l'amaro in bocca, questo arrampicarsi sugli specchi dell'illustre parlamentare pur di essere in prima fila nello sport cittadino di attacco al rettore. A meno che non ci creda veramente. Allora davvero, altro che sorriso, ci sarebbe di che preoccuparsi».

Sul tema cultura, gestione del Marrucino e Università scende in pista anche il Pd che censura il senatore, parla di gestione fallimentare del Teatro e difende il rettore. «L'amministrazione di destra governa la città, così come il Marrucino, da oltre un anno», attacca il segretario Enrico Iacobitti, «e dallo stesso tempo ogni vicenda che riguarda il teatro è avvolta dal mistero. Non è stata portata in consiglio comunale la programmazione artistica, né l'approvazione degli affidamenti per la realizzazione degli eventi, così come della settimana mozartiana. Ogni attività propagandata come immacolata e capace di rilanciare la cultura deve rispettare le regole. Ad esempio, il maestro Fabio D'Orazio, non è più il direttore artistico del teatro dal 30 aprile, poiché il suo incarico è scaduto, come può fregiarsi di questo titolo e in base a questo operare scelte che riguardano l'Ente. Perché la Regione, governata dal centrodestra, ha tagliato i fondi della legge 40 da 1.150.000 euro a 350.000 senza che nessuno, tantomeno Di Stefano, dicesse nulla? Il senatore Pdl, invece, accusa l'Università dove tenta di allungare il proprio potere che scarseggia altrove. E questo non ha nulla a che fare con la cultura».

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